I gloriosi martiri
È un’espressione che troviamo nel canone eucaristico terzo; io la uso spesso aggiungendo i nomi dei nostri
Patroni Cassiano e Clemente.
Gloriosi. Dobbiamo liberare dall’ambiguità questo vocabolo. Sovente intendiamo per “gloria” il successo umano: gli scroscianti applausi di un’assemblea in delirio, tipo stadio per la coppa del mondo, riflettori puntati sul vincitore dell’Oscar o su chi sale sul podio della medaglia d’oro, ricco e scintillante ricevimento con ballo per chi ha raggiunto una meta politica o economica nazionale… Non credo ci fossero folle plaudenti attorno a Cassiano mentre i suoi studenti lo ferivano a morte, nel cuore con parole ingrate e indegne, nel corpo con gli stiletti scolastici ben appuntiti.
I commilitoni di Clemente non hanno certo condiviso la sua scelta di “disertare” la legione romana per non bruciare incenso agli idoli e non commettere violenze gratuite sul nemico.
Cassiano e Clemente sono gloriosi perché “chi vuol salvare la propria vita la deve perdere per me”, così invita Gesù. E loro lo hanno creduto e fatto, entrando pienamente nella vita di Dio che è la vera “gloria”.
Martiri. Nella lingua greca, significa “testimoni”. Cioè hanno detto il Vangelo, la Parola in cui credevano con le scelte di vita. Il martirio, la morte violenta e accettata per Cristo, non si improvvisa dall’oggi al domani, non è un fatto che succede e basta. Il martirio è preparato da un cammino pieno di fiducia in Dio, di convinzione che Lui è il tesoro prezioso e che per averlo si è disposti a rinunciare a tutto. Il martirio, la testimonianza, si prepara con una vera dedizione e attenzione agli altri. Immagine significativa sono le tre suore saveriane sgozzate ultimamente in Burundi. In questi giorni ci troviamo a far festa attorno ai nostri Martiri, non tanto per la loro drammatica morte, ma per la loro vita che li ha condotti ad una scelta “gloriosa”.
don Ettore