Ormai ho perso il conto degli anni passati servendo all’altare, ne sono trascorsi parecchi da quando ho iniziato questa bella esperienza acquisita con lunga pratica personale e diretta. Ricordo che tutto ebbe inizio durante una lezione di catechismo, quando due ragazzi si presentarono alla porta chiedendo se ci fosse qualcuno interessato a diventare chierichetto. Ne fui subito attratto, tant’è che incominciai immediatamente questa esperienza, che mi ha lasciato un mare di ricordi, dai momenti vissuti ogni domenica sull’altare, ai pellegrinaggi e alle gite organizzate da don Fabrizio. Credo che, il ricordo più bello che conservo nel mio cuore, sia quello della promessa da ministrante pronunciata durante la Messa nella chiesa di San Francesco.
Un’esperienza che consiglio assolutamente, perché oltre ad accompagnarmi nella crescita, mi ha dato anche la possibilità di sperimentarmi nel servizio all’altare e di vivere concretamente la fede, trascorrendo insieme ad altri ragazzi momenti di gioia e di divertimento.
Mi è stato chiesto quali siano le principali attitudini che occorrono per essere un buon chierichetto. La mia impressione è che non ci sono schemi da seguire o manuali da consultare per essere “perfetti” in questo servizio: nessuno lo è, bisogna essere se stessi. Un buon ministrante è colui che sa aiutare con generosità, che trova e mette l’impegno in ciò che svolge, che ascolta e corregge i suoi sbagli e quelli del gruppo.
Giungo alla conclusione, ringraziando innanzitutto i miei genitori che mi hanno sempre aiutato e sostenuto in questa mia scelta e la mia catechista Elisabetta De Medici per avermi stimolato invogliandomi ad intraprendere questo cammino vicino al Signore!
In bocca al lupo a tutti i vecchi, presenti e futuri chierichetti.