San Celestino, sant’Albino, san Pio da Pietrelcina, san Cassiano, san Clemente, sono alcune delle reliquie presenti nella chiesa parrocchiale di Trecate per la venerazione dei fedeli. Le più famose sono certamente quelle dei nostri compatroni: festeggiamo, inoltre, i 400 anni dell’arrivo delle reliquie di san Cassiano di Imola. In questi ultimi giorni parecchie persone sono salite allo scurolo dei martiri per venerare i santi patroni e invocare il loro aiuto e la loro intercessione. Si ha, però, l’impressione che nei nostri tempi sul culto delle reliquie “sia sceso una sorta di silenzio imbarazzante, se non di rifiuto, quasi si trattasse di superstizione o, almeno, di un aspetto di anacronistica religiosità popolare”. Certo, nella storia della Chiesa ci furono abusi ed esagerazioni: ancora una volta è cosa saggia e buona mettere al posto giusto questa realtà, presente nella Chiesa sin dai primi secoli. Di fronte ai resti mortali dei martiri, infatti, i cristiani traevano la forza per seguirne l’esempio e il coraggio della coerenza. In maniera altrettanto spontanea, il giorno in cui ricorreva l’anniversario del loro sacrificio della vita per la fede i fedeli si radunavano attorno alla tomba del martire per celebrare, in un clima festoso, la Messa in sua memoria. Ancora oggi, attraverso la venerazione di ciò che è rimasto del loro passaggio sulla terra, si manifesta la venerazione della loro vita, del loro esempio, e una comunione misteriosa con loro. Non sono gli oggetti in se stessi al centro della devozione, ma la preghiera che a essi si accompagna e la fede in Dio che vuole suscitare o l’imitazione delle virtù del Santo cui la reliquia richiama. Festeggiare l’anniversario dell’arrivo delle reliquie di un santo non è un evento da celebrare alla leggera: guardare quanto resta di chi ha vissuto il vangelo con coerenza, invita i battezzati di Trecate a riscoprire la propria origine, a rinnovare la propria fede in Dio che ha compiuto grande cose in Cassiano. La conversione personale, della famiglia e della comunità ecclesiale e civile diventa il modo più semplice per ringraziare il Signore, ma anche quanti, alcuni secoli fa, hanno accolto queste reliquie e le hanno rese segno concreto della propria fede e richiamo alle “cose celesti”. Come non sentire il loro invito a seguire Cristo sull’esempio dei santi compatroni, specialmente oggi tra le difficoltà e le sofferenze della vita. Tanto più che queste non sono molto diverse da quanto accadeva agli inizi del IV secolo, periodo di forti persecuzioni. I nostri patroni, come diversi altri martiri, non hanno trasmesso nessuna parola scritta. Ciò che di più importante hanno lasciato è il loro legame indissolubile con la Parola di Dio. Per loro tale legame aveva un solo significato: il loro desiderio di dichiararsi cristiani di fronte agli altri. Ritroviamo, dunque, in questa scelta, anche un aspetto della testimonianza che occorre considerare: l’orizzonte universale, pubblico, della propria appartenenza e la fedeltà a essa anche di fronte al pericolo che tutto ciò comportava. Avere le reliquie di san Cassiano, maestro e martire, significa essere davanti ad un grande esempio e ad uno speciale protettore che ha illuminato, una prospettiva cristiana per l’uomo e per il trecatese di oggi. Noi invochiamo san Cassiano e i santi, perché essi a loro volta intervengano presso il Signore, sempre fine ultimo della preghiera. Venerare una reliquia è venerare la misericordia di Dio che si è realizzata nel santo. Pregare davanti al corpo di un santo è ringraziare Dio che l’ha sostenuto nel cammino della santità e chiedere di poter percorrere lo stesso cammino. Celebrare quest’anniversario, infine, diventa impegno per ogni persona ad allargare i propri orizzonti cristiani della quotidianità e inserire in ogni scelta quei valori essenziali dell’accoglienza, della testimonianza coerente, della generosità e dell’umiltà che possono rendere la nostra Trecate una città realmente tale pronta ad essere modello di civiltà per i paesi confinanti. Alla fine, “trasmettere la fede che si è ricevuta come dono gratuito e del tutto immeritato, non è soltanto un impegno, è addirittura un bisogno, un vero assillo, che si traduce in iniziative disparate dando origine a una vera arte, l’arte di evangelizzare”. Cari fratelli e sorelle della città di Trecate, alla luce dell’esempio di san Cassiano e di san Clemente, siamo chiamati a diventare gli artisti della fede, ma tutti insieme, non ciascuno per conto proprio o soltanto come singoli gruppi: solo l’unità ci permetterà di essere credibili agli occhi del mondo.
Alessandro Maffiolini