Massima penitenza…
Un santo gesuita, Stanislao Kostka, diceva sovente che la vita comune è una grande penitenza. La vita comune è regola per i religiosi, per i frati e per le nostre suore, ma non per noi sacerdoti diocesani. In verità, dopo il Concilio, tale stile di vita è stato consigliato anche a noi preti di Parrocchia, ma mai imposto come regola. A me è capitato di farne esperienza la prima volta quando sono diventato parroco a Villadossola. L’unica Casa parrocchiale ospitava me e il coadiutore: mangiavamo insieme, dormivamo sotto lo stesso tetto e condividevamo parecchio tempo comune. È stata un’esperienza nuova che mi ha aiutato a ritrovare quel confronto quotidiano con l’altro, tipico dei dodici anni passati in seminario dove eravamo tanti a vivere insieme. Mi è stato facile, qui a Trecate, accettare di rivivere questa esperienza positiva. Inizialmente con don Tommaso, poi con don Alessandro che si è aggiunto come membro della famiglia, con don Mauro che ci raggiunge ogni giorno per i pasti e ora, il sabato e domenica, con i due seminaristi Matteo e Riccardo. La Casa parrocchiale è grande e garantisce spazi comuni e personali per ciascuno di noi. Il trovarci nella quotidianità, ci dà la possibilità di condividere informazioni, affrontare problemi e decidere scelte. Il vederci spesso aiuta la conoscenza, rivela i limiti, insegna a valorizzare i doni di ciascuno. Questa vita fraterna è resa possibile da chi collabora in cucina, facendoci trovare tutto pronto e tutto buono, aiutandoci così a creare attorno alla mensa momenti autentici d’incontro tra noi. Sarà anche una “massima penitenza” questa vita comune, soprattutto per i giovani fratelli preti che devono sopportarmi, ma per me è una vera e propria benedizione.
don Ettore