Un trolley
Forse a volte vi sarà capitato di vedermi arrivare in Casa parrocchiale o andar via verso l’auto con un trolley al seguito… e magari vi sarete chiesti: “Ma da dove viene don Tommaso? Dove va?”. Ora voglio raccontarvi cosa porto in quel trolley. Anzitutto una buona dose di amore e affetto, sempre gratuito e immeritato! Quello della mia famiglia: la fede semplice ed impegnata dei miei nonni che hanno cresciuto molti figli e ancor più nipoti, l’autenticità dei miei genitori e di mia sorella, che mi richiamano sempre alla fedeltà all’uomo, che sempre mi son vicini nonostante scelte distanti. Tengo custodito il sorriso di tanti amici – fra cui don Mauro! – con cui sono cresciuto nella gioia, nel confronto, nella fede, nei sogni; di preti che mi hanno accompagnato e affascinato; della mia comunità parrocchiale che mi ha testimoniato una fede chiara e impegnata. A dir il vero nel mio trolley tengo una pietra un po’ ingombrante: una malattia che grazie a Dio e ai medici non è troppo pesante, che a volte mi dice qualche no, come una “signora maestra”; una piccola zavorra che però mi richiama a guardare con affetto e comprensione e un po’ di leggerezza le fatiche dei fratelli (perché così mi piacerebbe essere curato). Poi ci metto dentro i libri su cui ho studiato, le mille storie di vita incrociate, i tramonti e le passeggiate per Roma… ma anche tutti quelli che dovrò studiare e incontrare per raccontare meglio chi è Gesù ai miei alunni seminaristi e laici… giusto! È per questo che viaggio avanti indietro con la borsa: passo molto tempo in seminario per insegnare e condividere tratti del cammino con i giovani in formazione, per cui è difficile vedermi nei giorni feriali a Trecate. “Un prete sempre in movimento?” Forse sì, dove il Signore vorrà… “Un prete vagabondo?” No! Il prete diocesano ha bisogno di una Parrocchia da amare, da accompagnare e da cui farsi accompagnare… e di questo sono grato a voi Trecatesi!
don Tommaso