È ormai in pieno svolgimento il Sinodo dei Vescovi che sta riflettendo sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Tante sono le attese su quest’assemblea e sulle sue decisioni che diverranno operative solo dopo l’approvazione del Papa e la redazione della sua esortazione apostolica post sinodale. È proprio a Lui che in questo scritto vogliamo dare voce, consapevoli che il tema del sinodo è potenzialmente rischioso e capace di dividere più che di portare all’unità secondo il desiderio di Cristo espresso nel vangelo di Giovanni. Dobbiamo essere sinceri e riconoscere che nulla rende felice il cuore dell’uomo come un cuore che gli assomiglia, che gli corrisponde, che lo ama e che lo toglie dalla solitudine e dal sentirsi solo. Questo si trova solo nella donna creata da Dio perchè l’uomo trovi “un aiuto che gli corrispondesse”; sola la donna infatti è “osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne”. Alla luce di queste poche parole, diventa chiaro per tutti che “Dio non ha creato l’essere umano per vivere in tristezza o per stare solo, ma per la felicità, per condividere il suo cammino con un’altra persona che gli sia complementare”. Solo così l’uomo può vivere la stupenda esperienza dell’amore: cioè amare ed essere amato; e per vedere il suo amore fecondo nei figli. Gesù di fronte alla domanda sul divorzio, risponde in maniera schietta e inaspettata: riporta tutto all’origine, all’origine della creazione, per insegnarci che “Dio benedice l’amore umano, è Lui che unisce i cuori di un uomo e una donna che si amano e li unisce nell’unità e nell’indissolubilità”. L’obiettivo della vita coniugale, allora, non è solamente vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre! “Gesù ristabilisce così l’ordine originario e originante”. Ogni credente, infatti, è invitato a “superare ogni forma d’individualismo e di legalismo, che nascondono un gretto egoismo e una paura di aderire all’autentico significato della coppia e della sessualità umana nel progetto di Dio”. Il matrimonio assume il suo significato pieno e reale: “Un sogno di Dio senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine”. Quanti sono, infatti, quelli che non desiderano aderire a questo progetto e il “loro cuore umano si paralizza”. Certamente anche il contesto sociale e culturale rende sempre più difficile “entrare nel cuore di Dio” e operare le scelte conseguenti: si riscontra infatti “il diffondersi di un individualismo estremo che mette al centro la soddisfazione di desideri che non portano alla piena realizzazione della persona”. Ricordiamo, inoltre, che l’esperienza del fallimento matrimoniale, molte volte percorsa dai battezzati, è sempre una sconfitta, non solo per la coppia che compie la scelta, ma anche per la società intera, per la Chiesa stessa e per ogni singolo cristiano. Di fronte a questo occorre abbandonare l’atteggiamento di condanna così come quello del menefreghismo, come se fosse naturale tutto ciò. La Chiesa ha il compito imprescindibile e legato al mandato di Cristo di aiutare e accompagnare con amore gli sposi che hanno problemi nelle loro relazioni. È attivare la pastorale della misericordia e del perdono che tende a recuperare le persone e le relazioni. “Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. Il perdono tra gli sposi permette di sperimentare un amore che è per sempre e non passa mai. A volte risulta difficile, però, per chi ha ricevuto il perdono di Dio avere la forza per offrire un perdono autentico che rigeneri la persona”. La Chiesa è chiamata a “vivere la sua missione nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri, ma si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia”. In fin dei conti occorre avere sempre “le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno”; nessun cristiano deve aver paura di uscire dal proprio recinto e di dirigersi verso i propri fratelli e sorelle “con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente di salvezza”. Infatti, tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale: nessuno è escluso dalla Chiesa e dalla comunità, tutti ne possono far parte; un posto c’è sempre per tutti. Nel contesto del mondo contemporaneo, nella varietà di idee e di desideri delle persone sul matrimonio, nelle pressioni che si fanno perché le cose cambino secondo il sentimento e la volontà dei singoli o dei gruppi di potere, “la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella fedeltà, nella verità e nella carità. Vivere la sua missione nella fedeltà al suo Maestro come voce che grida nel deserto, per difendere l’amore fedele e incoraggiare le numerosissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente”. Tutto questo certamente uscirà dal Sinodo a Roma, perché siamo certi che è lo Spirito Santo che illumina le menti e guida la Chiesa di Gesù Cristo.
Alessandro Maffiolini