Il suo significato
Per comprendere bene quest’opera di misericordia, va’ chiarito come l’acqua, fonte della vita, sia una risorsa rinnovabile ma limitata; la crisi idrica che investe molti Paesi poveri non lascia immuni nemmeno i Paesi ricchi. Questa problematica rischia di assumere le proporzioni di una catastrofe globale; dobbiamo smettere di sottovalutarla e di ignorarla. Molti fattori hanno inciso su questa crisi: mutamenti climatici, crescita della popolazione e degli insediamenti urbani, interventi sconsiderati dell’uomo sul territorio, un modo di fare agricoltura che prevede un uso di grandi quantità d’acqua, privatizzazione delle risorse idriche. È un problema che tra poco diventerà mondiale, perché “se le guerre del ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del ventunesimo avranno come oggetto il contendere l’acqua”. La Parola di Dio è piena di riferimenti alla necessità di dare da bere ai propri fratelli: è un modo di manifestare la vicinanza di Dio alle persone, il Suo amore per noi e la nostra capacità di amare sul Suo modello. Nel deserto della nostra vita il Signore offre ancora la Sua acqua. Nel “deserto” della nostra cultura occidentale e della nostra civiltà, Egli può intervenire come fonte che disseta e dà vita, perché “ha a cuore la nostra sorte e non può dimenticare il frutto del Suo grembo”. Noi cristiani non possiamo dimenticare che ai Suoi discepoli il Maestro lasciò la consegna, semplice e radicale, di “dar da bere agli assetati”. “Non si tratta di un insegnamento marginale, risolvibile in un bicchiere d’acqua”. Innalzata a emblema biblico della salvezza, “l’acqua rappresenta l’elemento più prezioso per l’uomo e per la sua sopravvivenza. Dar da bere agli assetati acquista, allora, il significato di rendersi custodi della natura e promotori della vita: un orizzonte ampio, che avvolge la vocazione dell’uomo e il destino dell’intero pianeta”. In Italia si ha una relativa sicurezza idrica, anche se è poco sufficiente per non entrare in emergenza: sono però molti, anche nella nostra regione, quelli che hanno ancora sete del necessario, sete di conoscenza, sete di senso; mancano ancora a molti il lavoro, la casa, l’assistenza farmaceutica, l’istruzione, il vitto. Si avverte nelle città e nei paesi, una frequente sete di affetto: bambini senza famiglia, ragazzi e giovani senza punti di riferimento, vecchi soli e abbandonati, disabili, persone deluse dalla vita che nessuno ascolta. “Spesso sono esseri umani che vivono accanto a noi, che incontriamo sul pianerottolo di casa, che incrociamo quotidianamente per strada. Dinnanzi a questi nostri fratelli non possiamo farci distratti e indifferenti: se riuscissimo a dedicare loro un po’ del nostro tempo, uno sguardo d’attenzione e di affetto, con discrezione, con rispetto, avremmo ridotto la loro sete come se avessimo dato loro un sorso di acqua o una boccata di vita e di speranza, in obbedienza all’invito del Maestro”. Siamo invitati a riconoscere che l’acqua è un diritto e non una merce e che la disponibilità di acqua e l’accesso all’acqua potabile è un diritto essenziale dell’uomo. Nessuno può assumerlo come un diritto o un privilegio da difendere a tutti i costi. La fede cristiana deve diventare misericordia e giustizia.
Gesti concreti
Non riduciamo quest’opera di misericordia corporale al semplice gesto di dare un bicchiere d’acqua, anche se è già importante e fondamentale.
Il cristiano sa di esercitare quest’opera di misericordia quando dedica un po’ di tempo, di attenzione, di affetto a quanti sono nel bisogno e lo fa con discrezione e rispetto.
Il nostro essere cittadini del mondo ci impone di allargare l’orizzonte del nostro agire non dimenticando quelle zone dove c’è gente che, quando non piove, non ha più acqua, patisce la sete e muore anche di sete.
Non sprecare mai acqua, specialmente nei periodi di siccità o nei luoghi dove scarseggia e non inquinare falde, fiumi, laghi o mari.
Sostenere le associazioni che aiutano le popolazioni indigenti a costruire e mantenere pozzi per il reperimento dell’acqua potabile e non inquinata.
Sostenere programmi politici che incoraggino la ricerca nel campo della desalinizzazione (come quella su alcune nanotecnologie) e la realizzazione dei relativi impianti nelle parti del mondo dove vi è bisogno.
Il nostro essere misericordiosi deve farsi condivisione: prendere coscienza che quello che “abbonda nella mia casa è proprietà del povero” e che se non condivido sono uno che non mette in pratica il Vangelo.
Avere il coraggio di affrontare la sfida maggiore: accompagnare “chi ha sete” e aiutarlo a “scavare un pozzo”, in modo che in futuro non abbia più sete e non permanga nella condizione di sudditanza sociale e psicologica.
Riconoscere l’esistenza di una “sete” particolare che le persone hanno: sete di speranza, di senso, di affetto, di lavoro, di vicinanza, di amore, di conoscenza, di vicinanza, di Dio.
Riconoscere che la vera acqua per l’umanità è il Signore Gesù, la comunione con Lui e il seguire la Sua Parola.
A cura di Alessandro Maffiolini