L’unico volto di Dio
Siamo arrivati a un tema un po’ caldo: spesso opponiamo questi due atteggiamenti e arriviamo addirittura a eliminare la caratteristica della giustizia in Dio stesso. È molto più comodo un Dio “perdonista” che perdona sempre, comunque e indipendentemente dalla nostra volontà di cambiare e rinnovare la vita alla luce della Sua Parola. Un Dio che fa sempre quanto chiediamo riscuote certamente molti consensi, ma non è il Dio che Gesù ci annuncia nel Vangelo. Il rapporto tra i due termini è delicato: Dio, però, ci sorprende sempre e manifesta la Sua onnipotenza soprattutto nel perdono.
Occorre stare molto attenti per non arrivare a banalizzare “l’immagine di Dio stesso”, secondo cui Dio non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero di Dio appartengono infatti anche la santità e la giustizia: se questi attributi sono nascosti, si arriva a non prendere sul serio la realtà del peccato e diventa impossibile trasmettere la Misericordia del Padre alle persone. Dio è misericordioso non perché ci dispensa dal vivere i comandamenti o gli insegnamenti della Sua Chiesa, ma perché ci concede, per amore, la forza dello Spirito per realizzarli pienamente e rialzarsi con più forza dopo ogni caduta. Infatti, Giustizia e Misericordia non sono semplici attributi, ma nomi di Dio che rivelano il Suo autentico volto. Sono due realtà differenti soltanto per noi esseri umani, che distinguiamo un atto giusto (ciò che è dovuto all’altro) da un atto d’amore (ciò che è donato per bontà).
Ma per Dio e in Dio non è così: in Lui esse coincidono; non esiste un’azione giusta che non sia anche un atto di Misericordia e, nello stesso tempo, non c’è un’azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta. Dividere queste due realtà è dividere Dio e averne una visione troppo personale e poco evangelica. Eliminare la giustizia rende la Misericordia una realtà ipocrita, mentre mantenere solo la Misericordia trasforma la giustizia in un qualcosa di cieco e incapace di originare la vera conversione. Sono due caratteristiche indivisibili: nello stesso tempo il perdono non può sostituire in alcun modo la giustizia e non può diventare motivo per negare il male o impostare una vita insensibile ai bisogni dei fratelli.
La Parola di Dio mostra a tutto il mondo un’idea di giustizia che non si limita a “punire”, ma arriva fino a riconciliare e guarire. Ecco che allora ogni battezzato è chiamato ad accogliere, ascoltare, perdonare e amare sopra ogni cosa. Il perdono non annulla le richieste della giustizia ma le compie, non tollera le ingiustizie ma le denuncia senza paura e con coraggio: non è tolleranza o pietà che accondiscende a tutto. Il perdono è mansuetudine, costruisce, è intelligente, sana le ferite nel modo corretto.
In altre parole, è il modo giusto di comportarsi. Non è qualcosa per cui si riceve una pacca sulla spalla e tutto è passato, ma dovrebbe essere il modo naturale e normale di comportarsi. In altre parole, l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio ci permette di vivere coerentemente sia nella Misericordia sia nella Giustizia.
Capovolgimento di mentalità
Nei Vangeli Gesù esprime con chiarezza la Sua convinzione che è più importante la fede dell’osservanza letterale della Legge. Infatti, davanti alla visione di una giustizia come mera osservanza della Legge, che giudica dividendo le persone in giusti e peccatori, Gesù mostra il grande dono della Misericordia che scova i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza. Gesù afferma che d’ora in poi, la regola di vita dei suoi discepoli, i cristiani, dovrà essere quella che prevede il primato della Misericordia. Quest’ultima diventa una dimensione fondamentale della missione di Gesù, che permette una maggior penetrazione della volontà del Padre. Da questo momento per i cristiani cambia radicalmente la comprensione della giustizia, perché ora ogni persona è chiamata a porre al centro la fede in Cristo che ci ha giustificato con la Sua morte e risurrezione. La giustizia di Dio, allora, diventa la liberazione di quanti sono oppressi dalla schiavitù del peccato e di tutte le sue conseguenze: la giustizia di Dio è il Suo perdono. Misericordia e giustizia non possono essere più separate, ma vanno tenute insieme e viste come caratteristica di Dio. Sono dimensioni di Dio che il battezzato non può escludere dalla propria vita, ma alla luce delle quali deve agire.
Di contro, se non si è capaci di seguire questa strada, si arriva alla pretesa assoluta dell’uomo di stabilire una propria giustizia: la storia ci insegna, però, come da qui siano sorte le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia e della Misericordia stessa. Un mondo che vuole e pretende di creare da sé queste realtà si trasforma a poco a poco in un mondo privo di comprensione, di accoglienza e senza speranza. Con lo sguardo rivolto a Cristo crocifisso e risorto, comprendiamo con chiarezza che Dio è giustizia e Misericordia ed è sempre disponibile a donarcele con affetto e abbondanza. Dall’amore verso Dio deriva la partecipazione alla giustizia e alla bontà verso gli altri; amare Dio chiede la libertà interiore di fronte al mondo e a tutte le cose materiali. Giustizia e Misericordia diventano virtù che si richiamano a vicenda e che addirittura non possono più fare a meno una dell’altra.
La vera Misericordia richiede prima di tutto giustizia, base necessaria della vita sociale, dove deve regnare l’ordine del bene. Essere misericordiosi implica l’essere giusti. La Misericordia deve produrre la giustizia, per questo non si oppone né crea alibi alla giustizia, ma la contiene come sua espressione e suo momento essenziale. Dobbiamo tutti riguadagnare uno sguardo capace di penetrare e scoprire il male in noi e attorno a noi, ma soprattutto disponibile a promuovere e recuperare il bene, ovunque esso si trovi.
La Misericordia sarà sempre necessaria, anche se esistesse, per ipotesi, un mondo e una società giusta. Abbiamo sempre bisogno di amore e di un cambio continuo di mentalità per dichiarare, definitivamente, che noi cristiani non abbiamo paura di essere giusti e misericordiosi, perché proprio in questo modo è “fatto” il Dio in cui crediamo.
Alessandro Maffiolini