La vita, le opere e i segni
Karol Wojtyła nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice ed ebbe una vita dura e travagliata. La sua infanzia fu segnata dalla perdita della madre per problemi di salute quando aveva solo nove anni e dalla scomparsa, tre anni più tardi, del fratello medico. A Karol rimase solo il padre, ex-ufficiale dell’esercito e uomo molto religioso che aveva a cuore l’educazione del figlio e così, all’età di 18 anni si trasferirono a Cracovia, dove Karol s’iscrisse all’Università per studiare filologia, lingua e letteratura polacca. Ai suoi studi universitari si aggiunse quello delle lingue straniere. La Seconda Guerra Mondiale arrivò anche in Polonia e con sé portò la chiusura dell’Università e l’obbligo di lavorare per tutti i maschi abili. Karol operò un anno come fattorino e quattro come manovale. Nel 1941 morì il padre e l’anno successivo Karol entrò nel Seminario clandestino di Cracovia. Scampato all’ultimo rastrellamento della Gestapo, tornò in seminario e nel 1946 fu ordinato sacerdote. Trascorse i successivi due anni a Roma per proseguire gli studi di filologia e poi tornò in Polonia, dove iniziò il suo ministero di sacerdote, di Vescovo e di “oppositore” al regime comunista.
Il 16 ottobre 1978 fu eletto Papa col nome di Giovanni Paolo II. Fin dal primo discorso, iniziò l’avvicinamento del papato alla gente e l’entusiasmo che ne derivò. Il 13 maggio 1981, Mehmet Ali Agca, killer professionista turco, gli sparò due colpi di pistola che lo raggiunsero all’addome mentre percorreva la folla con la sua vettura scoperta a piazza San Pietro. Due anni più tardi andò a trovare il suo attentatore in prigione, dimostrando la sua capacità di perdonare. Fu il primo papa non italiano dopo 455 anni e il primo proveniente da un Paese di lingua slava. Il suo pontificato è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è stato il terzo più lungo della storia.
Giovanni Paolo II intraprese sin dall’inizio una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l’oppressione politica ed è considerato uno degli artefici del crollo dei sistemi del socialismo reale controllati dall’ex Unione Sovietica. Combatté la teologia della liberazione, intervenendo ripetutamente in occasione di avvicinamenti di alcuni esponenti del clero verso soggetti politici dell’area marxista. Condannò inoltre il capitalismo e il consumismo sfrenati, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa d’ingiustificata sperequazione fra i popoli e lesivi della dignità dell’uomo. Beatificò più di 1300 persone e canonizzò 482 santi. I suoi 104 viaggi in tutto il mondo videro la partecipazione di enormi folle: con questi viaggi apostolici, coprì una distanza maggiore di quella coperta da tutti gli altri Papi messi assieme. La sua attività di contatto (anche con le generazioni più giovani, con la creazione delle Giornate Mondiali della Gioventù) fu interpretata come segno di una seria intenzione di costruire un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse, nel segno dell’ecumenismo, che era stato uno dei punti fermi del suo papato.
Morì il 2 aprile 2005. Giovanni Paolo II è stato canonizzato il 27 aprile del 2014. Si stima che oltre due miliardi di persone abbiano seguito la celebrazione trasmessa in mondovisione.
La voce della Misericordia
Ecco alcune frasi del Santo sul tema della Misericordia:
Al di fuori della Misericordia di Dio non c’è nessun’altra fonte di speranza per gli esseri umani.
Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono.
La Misericordia è la dimensione indispensabile dell’amore, è come il suo secondo nome.
Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione della Misericordia, che è capace di giustificare l’uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell’ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell’uomo e, mediante l’uomo, nel mondo.
Il programma messianico di Cristo – programma di Misericordia – diviene il programma del Suo popolo, il programma della Chiesa. Al centro di questo sta sempre la croce, poiché in essa la rivelazione dell’amore misericordioso raggiunge il suo culmine.
Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della Misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico. Nel medesimo spirito, la Liturgia del tempo pasquale pone sulle nostre labbra le parole del Salmo: “Canterò in eterno le misericordie del Signore”.
La Chiesa professa la Misericordia di Dio, la Chiesa ne vive nella sua ampia esperienza di fede ed anche nel suo insegnamento, contemplando costantemente Cristo, concentrandosi in Lui, sulla Sua vita e sul Suo Vangelo, sulla Sua Croce e Risurrezione, sull’intero Suo mistero.
La Misericordia autenticamente cristiana è pure, in certo senso, la più perfetta incarnazione “dell’eguaglianza” tra gli uomini e quindi anche l’incarnazione più perfetta della giustizia, in quanto anche questa, nel suo ambito, mira allo stesso risultato.
La Chiesa deve considerare come uno dei suoi principali doveri in ogni tappa della storia, e specialmente nell’età contemporanea, quello di proclamare e di introdurre nella vita il mistero della Misericordia, rivelato in sommo grado in Gesù Cristo.
A cura di Alessandro Maffiolini