Abbiamo iniziato l’Avvento con l’invito a vigilare: è necessario allora continuare su questa strada facendoci guidare dalla Parola e dagli esempi buoni attorno a noi. Siamo in un tempo in cui possiamo riconoscere i vuoti da colmare per spianare le asperità dell’orgoglio e fare spazio a Gesù che viene. La figura di Giovanni Battista, per esempio, diventa segno della venuta della salvezza di Dio. Giovanni ci fa vivere il momento atteso e desiderato, quello dell’annuncio del regno di Dio che comincia: il Messia sta per arrivare. La voce di Giovanni si leva nel deserto e invita a preparare la via del Signore che viene. L’Avvento è tempo di conversione, tempo per preparare la via del Signore, per raddrizzare i sentieri perché il regno di Dio venga. L’uomo moderno non è molto attento al tema della conversione a Dio. “Di fronte alle gravi sfide che gli s’impongono (fame, ignoranza, guerra, ingiustizia, crisi di ogni specie, la pandemia) mobilita tutte le sue energie, abbandona anche le vie della comodità, s’impone una conversione quotidiana: la conversione dell’uomo a sé stesso”. Ma la “conversione a Dio come disponibilità radicale a Lui e rinuncia totale a sé stessi, lo lascia insensibile o anche ostile perché lo rimanda alla sua debolezza e sembra distoglierlo dai suoi compiti reali”. Il cristiano è consapevole di dover contribuire alla realizzazione del disegno di Dio che ha affidato l’universo alle mani operose dell’uomo e alla soluzione dei problemi del mondo, collaborando all’opera di creazione e dando il meglio di sé stesso. Ma, in tutto ciò, dove si trova la conversione a Dio? Preparare la via del Signore significa, concretamente, rimuovere gli ostacoli che gli impediscono di entrare nel nostro cuore. Dio non può entrare dove c’è orgoglio e arroganza, freddezza o indifferenza. Solo l’amore può preparare la via per accogliere il Signore, quindi le nostre azioni vanno compiute con gioia perché vogliamo predisporci alla venuta di Gesù, attenderlo ogni giorno con sollecitudine per essere colmati della sua grazia quando verrà. Il Salvatore che aspettiamo è capace di trasformare la nostra vita con la sua grazia, con la forza dello Spirito Santo, con la grazia dell’amore che ci apre la strada di Lui. Il Santo Padre ci ricorda: “È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza”. Inoltre non guardiamo ai grandi e potenti uomini della terra. La pandemia ci fa comprendere l’importanza delle persone comuni: lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza. Proprio come San Giuseppe, “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta”: lui ci ricorda che quanti stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” sono dei grandi protagonisti nella storia della salvezza. Apriamo, allora, senza paura, le strade della nostra vita a questo Dio che entra nella storia per cambiarne il corso. Scegliamo l’impegnativa strada dell’amore e della giustizia, perché questa è stata la via di Cristo. Apriamo le strade per diventare pane per gli altri come Cristo lo è per noi. Doniamo la vita per far crescere intorno a noi l’amore e la giustizia, il sorriso e la speranza.
don Alessandro Maffiolini