Siamo ormai arrivati alla metà dell’Avvento; la terza domenica del tempo forte dell’Avvento ha un richiamo costante alla gioia per l’imminenza del Natale del Signore. La gioia che la liturgia e gli addobbi che iniziano a dare mostra di se nelle case e nelle vie, risvegliano nei nostri cuori, nasce dalla certezza di un Dio vicino, che abita la vita dell’uomo con le sue sofferenze e le sue ricchezze. È Lui il nostro Salvatore, la via da percorrere, la verità da assimilare con pienezza, la vita da riscoprire ogni giorno e condividere nella luminosità della gloria perché in Gesù anche noi siamo figli di Dio. Siamo chiamati a continuare i preparativi per il nostro incontro con Gesù. Sarebbe bello portare e preparare tante cose per Lui che è Dio e si rende vicino a noi da farsi un bambino piccolo e indifeso. È bello donare qualcosa a Gesù. Ci chiediamo come fare. La risposta è più semplice di quanto sembra e già il Vangelo la indica a quanti hanno il coraggio e l’umiltà di ascoltarlo e seguirlo. Basta poco per essere felici: donare parte di ciò che possediamo ai nostri fratelli e sorelle, specialmente ai meno fortunati. Questo ci dona la possibilità di camminare leggeri e spediti e di avvicinarci sempre più a Betlemme, la casa del pane, la casa di Dio che si fa cibo per tutti, la casa che accoglie tutti senza differenze. Il Papa ricorda come nel cuore del cristiano ci sia sempre la gioia. La gioia deve essere però accolta come un dono e custodita per essere condivisa con tutti. Tre potrebbero essere i passi che ci avvicinano a Betlemme, a Gesù Bambino. La condivisione: è semplicemente la capacità che lo Spirito Santo dona a tutti i battezzati di superare la logica dell’individualismo, del pensare solo a se stessi e ai propri interessi e abbracciare così l’unica logica possibile del dono. Il secondo passo consiste nel far portare frutto ai sette doni dello Spirito Santo e quindi a imparare a ringraziare per ciò che si possiede; si arriva allora a non pretendere nulla più del necessario e vivere nella giustizia. Tutte queste cose portano con naturalezza a trattare tutti come fratelli e a non cedere alla tentazione di umiliare gli altri. Dio rispetta la nostra libertà e dignità: ogni essere umano è stimolato a realizzare la stessa scelta. Anche in questo tempo, l’indifferenza è indubbiamente la strada più facile da seguire e la più semplice, ma non porta a nulla di buono: aumenta la solitudine di chi è in difficoltà e rende sempre più soli. Questa via ci allontana sempre più dalla vera felicità, rendendoci incapaci di gioire e di portare gioia agli altri. Questo è l’entusiasmo di cui abbiamo bisogno, è la vera gioia che non ci abbandona mai. Attraverso l’ascolto della Parola, possiamo aprire il nostro cuore al prossimo ed essere pronti all’incontro con Gesù. Per questo diciamo con fede: “Signore, sei vicino e il nostro cuore gioisce, esulta, canta di gioia. Ti avvicini a noi per renderci nuovi con il tuo amore e liberarci da ogni forma di catena e di peccato. Signore, rendici come Giovanni il Battista, liberi nell’annunciare il tuo Vangelo e decisi nell’indicarti agli altri come unica grande ricchezza”. Caro amico, caro lettore, non è necessario fare cose straordinarie, ma fare bene le cose di ogni giorno. Con forza trasformiamo questa preghiera in atteggiamenti concreti: solo allora il Signore potrà entrare definitivamente nella nostra storia. Abbraccerà quindi quest’umanità. “Vieni, Dio dell’amore!”.
don Alessandro Maffiolini