Affrontiamo un tema molto spinoso per i Paesi cosiddetti ‘occidentali e civili’, nei quali spesso i non valori sono assunti a criteri fondamentali per le decisioni da prendere. Non siamo a discutere su maggioranze o minoranze a secondo degli enti di statistica: non tutto può essere deciso o stabilito, anche dalla politica, sulla base delle intenzioni di voto dei cittadini. Alcuni valori sono superiori a questo: il tasso di civiltà di un popolo si misura alla luce delle maggiori attenzioni, cure e investimenti a tutto ciò che “segna l’alba e il tramonto dell’esistenza umana”. Siamo sinceri: speranza e memoria sono intrecciate e necessarie per un futuro migliore e più vero. Solo il cambiare definitivamente il modo di vedere le cose, di considerare le persone, di pensare la propria esistenza e valori, può concedere al mondo stesso di andare avanti con speranza e senza intravedere e realizzare la propria autodistruzione.
Siamo tutti chiamati ad educare alla vita e alla vita vera illuminata del Vangelo: così abbiamo il coraggio di resistere a un’economia irresponsabile che “genera guerra”, esodi di popoli, morte e distruzione. Siamo spinti ad entrare nella logica della rivoluzione cristiana, l’unica possibilità che “guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”. Non siamo davanti a delle possibilità o al famoso “Così è per me” o “Secondo me”, nemmeno a una sorta di pietismo che spesso indica comodità o convenienza; siamo davanti invece al coraggio di chi sa giocare con Dio la partita della Storia nella quale nessuno si sente escluso, inutile, superfluo o, peggio, un peso per gli altri.
Stimolo fondamentale della Giornata per la Vita, che si celebra domenica 5 febbraio, è la necessità che l’umanità sia guidata da una corretta coscienza morale per realizzare il bene comune: occorre formare continuamente la nostra coscienza per non lasciarla in balia di concezioni, idee, sentimentalismi capaci unicamente di allontanarla dalla retta strada. È un’impresa difficile, ma non impossibile e che può aprire a un futuro di speranza e di amore autentico. Una persona che si dice cristiana non può prescindere da una corretta formazione e da una fede pronta a esprimere concretamente i valori evangelici, anche andando contro la corrente maggioritaria della cultura, della medicina e della politica. Non si può tacere e far finta di nulla.
Il prendersi cura degli ultimi, dei malati, degli abbandonati è indice di essersi trasformati in un popolo che ha futuro, forza e memoria per andare avanti. Siamo chiamati a entrare a fare ed essere parte del sogno che Dio ha sull’umanità: un amore viscerale per l’uomo e la donna cui ha donato la vita stessa e ogni cosa creata. Dobbiamo guarire dal grande egoismo che contrassegna la nostra società e arrivare ad amare la vita. Significa “prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità”; educare alla vita buona del Vangelo e trasfigurare ogni cosa alla luce di Cristo, unico Signore della vita. I Vescovi italiani, nel loro messaggio per la Giornata per la Vita, sollecitano e sostengono ogni cristiano a sognare finalmente una Chiesa e un Paese civili, capaci di sostenere storie d’amore esemplari e umane, aperte a ogni vita, intesa come dono sacro di Dio che va accolto e accompagnato in ogni istante, anche quando va incontro al dolore e alla sofferenza. La vita cristiana è partecipazione all’opera di Dio e condivisione con i fratelli e le sorelle: ogni persona è creata per l’altro.
Alessandro Maffiolini