Il nostro desiderio

Vogliamo ancora una volta parlare del binomio “Pastorale e Sport” o “Educazione e Sport”: affermiamo con forza che, senza togliere allo Sport le sue caratteristiche, collochiamo tutto il fenomeno in rapporto con la crescita della persona, con la maturazione della fede e l’inserimento nella Chiesa. Molte volte nascono nella nostra mente immagini d’incompatibilità, di contrapposizioni, di estraneità o di strumentalizzazione: riteniamo che il gioco non abbia niente a che vedere con la fede o sia un mero motivo per attirare le persone. Uno che si professa cristiano, invece, dovrebbe considerare lo Sport uno strumento per inserirsi meglio nell’esperienza giovanile: l’intuizione fondamentale è la forza comunicativa del gioco, intuizione che ci spinge a cercare e incontrare i ragazzi in esso, partecipandovi con entusiasmo, senza mai dimenticare gli obiettivi pastorali ed educativi.

Un blocco che diverse volte frena l’inventiva degli educatori è l’idea che gli adolescenti e i giovani vengano solo per giocare e che si metta a disposizione una grossa organizzazione senza aver nulla in cambio. Niente di più sbagliato. Siamo chiamati a seguire l’esempio di Gesù nei Vangeli e a non scoraggiarci mai. Tutta l’inventiva di Gesù nel comunicare il Padre non è mai andata a discapito del messaggio e dell’incontro che desiderava far passare. D’altra parte, è poi vero che Gesù ha sempre prestato attenzione alla volontà di Dio, alle situazioni concrete delle persone, indirizzandole all’incontro con il Padre.

È allora evidente che Sport, Oratorio, Catechesi e Comunità sono realtà inscindibili, una legata all’altra. Dividerle e considerarle contrapposte mostra solo una non comprensione adeguata del mondo giovanile e una volontà di mantenere le cose ‘come si sono sempre fatte’. Papa Francesco ci ricorda che questo atteggiamento è male, perché indice di un cuore chiuso alle sorprese dello Spirito Santo e non aiuta mai a giungere alla pienezza della verità. È un pensare solo a noi stessi. Noi come cristiani scegliamo di dedicarci ai giovani, non a un gruppo particolarmente scelto per le qualità che presentano, ma al più grande numero dei ragazzi possibile.

È una proposta rivolta a tutti, senza confini sociali, economici, culturali, razziali e nemmeno religiosi: non vogliamo rivolgerci solo ai “nostri” (sempre che poi lo siano veramente). Vogliamo coinvolgere i giovani nei loro elementi comuni di vita come la famiglia, la scuola, il tempo libero, il futuro: questo permette di far emergere i valori e il senso evangelico contenuti in ogni esperienza che essi fanno. Ci sono diverse vie per fare pastorale; lo Sport è una di queste, anzi una delle principali.

 

La scelta vincente

In forza della sua storia, l’Oratorio suscita grandi attese e interessi. Costituirlo, condurlo e promuoverlo perché realizzi le sue finalità, richiede un ingente investimento di risorse umane e finanziarie, di competenze specifiche e, soprattutto, di grande passione educativa protratta nel tempo.

L’inaugurazione della struttura polivalente esprime la chiara volontà di una comunità di permettere all’Oratorio – che essa ha scelto come luogo specifico per gli adolescenti e i giovani – di continuare a svolgere il suo compito e di essere capace di parlare ancora alle persone. Occorre trovare sempre più i giusti equilibri tra gli impegni personali, familiari e pastorali, bisogna promuovere e curare il lavoro insieme tra allenatori, dirigenti, genitori, sacerdoti e religiosi, senza dimenticare la preziosa collaborazione dei ragazzi stessi. Il lavoro di rete è il modo con cui la comunità cristiana si rapporta con quanti la compongono o la frequentano per svariati motivi. Dobbiamo promuove un vasto movimento di persone attente all’educazione dei giovani: ci raduniamo, ci mettiamo attorno a un tavolo, ci sottoponiamo a rinunce e sacrifici per il loro bene e per aiutarli a crescere come persone.

In questo cammino lo Sport è considerato una proposta educativa importante e valida. Infatti, quando non è sottomesso a finalità che non gli sono proprie ed è libero di seguire la propria natura, lo Sport è trasmettitore d’importanti valori: “il rispetto delle regole, l’insegnamento della disciplina, l’allenamento alla fatica e al sacrificio per raggiungere un risultato, la tensione al miglioramento dei propri limiti, l’accettazione della sconfitta, l’importanza della gestione della vittoria, il collaborare insieme”. È una grande potenzialità che ora il nostro Oratorio può usare pienamente.

Occorre prestare molta attenzione: è possibile correre il rischio di pensare che l’Oratorio si consideri autosufficiente, si chiuda in se stesso e creda che lo Sport possa da solo educare la persona nella sua integrità. Lo Sport non può essere considerato come una realtà totalizzante: va correttamente rapportato a una scala di valori quali il primato di Dio, il rispetto della persona e della vita, l’osservanza delle esigenze familiari, la promozione della solidarietà. Allora lo Sport non diventa un fine; non è di per sé nemmeno un semplice mezzo. Per noi cristiani e per l’Oratorio è un valore dell’uomo e della cultura, un “luogo di umanità e civiltà” capace, insieme alla proposta educativa cristiana, di formare bravi cittadini e cristiani coerenti. Questa è la nostra concorde scelta: è una grande sfida, ma ora abbiamo la possibilità di affrontarla, integrandola con le altre esperienze educative proprie della vita oratoriana.

 

A cura di Alessandro Maffiolini