Carissimi amici, siamo, come ha affermato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in una situazione di pandemia. Ci ritroviamo a vivere più o meno isolati. Questo fatto, che provoca tanti problemi, può essere però un invito a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Tutti siamo fratelli e sorelle senza distinzioni o differenze. Noi siamo uniti a Cristo: non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un’unione che si alimenta con la preghiera quotidiana, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Non siamo mai soli: Cristo è sempre con noi. Diciamolo forte specialmente per le persone che vivono sole. Siamo inoltre tutti accomunati dalla necessità urgente di un improvviso cambiamento di stili di vita. Siamo spinti dalla paura diffusa e dalla percezione di essere indifesi davanti a questo nemico invisibile e così minaccioso e letale. “Capisco che non è facile per nessuno vincere del tutto la paura, per sé e per coloro che amiamo: è bene tuttavia riconoscere che le misure adottate e i sacrifici richiesti vanno nella direzione giusta perché il contagio non si propaghi”. Rinunciare agli impegni quotidiani, essere privati dei momenti di socializzazione che rendono gradevole la vita, sentirsi costretti a restare in casa, è certo pesante per tutti. È però questo comportamento che può aiutare a vincere il virus. Prendere alla leggera queste esigenze sarebbe grave irresponsabilità non solo verso gli altri, ma anche verso se stessi e le persone care a ciascuno. Per questo faccio un applauso a quanti rispettano con fedeltà le regole imposte dalle autorità pubbliche e prego quanti si disinteressano, per qualunque motivo, di cambiare il loro modo di pensare e seguire le regole date. Solo se tutti collaboriamo e non ci pensiamo superiori agli altri, sarà possibile uscire da questa situazione. Inoltre penso e ringrazio i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari per i grandi sacrifici che stanno compiendo. A loro giunga la mia gratitudine e ammirazione. Li affidiamo completamente al Signore e gli chiediamo di proteggerli e di custodirli nella salute e nella “meravigliosa donazione che stanno vivendo”. Grazie a tutto il personale medico e alla macchina della nostra Sanità, che sta facendo di tutto per curare e guarire. Ringrazio inoltre chi ha la responsabilità di governo ai vari livelli e si ritrova a fronteggiare un’emergenza mai vista e di portata impensabile. Indipendentemente dal colore politico, è necessario riconoscere lo sforzo delle istituzioni di essere all’altezza della sfida e di fornire al Paese e a ciascuno dei suoi cittadini il massimo di sicurezza, di assistenza e di collaborazione. Un pensiero è rivolto anche a quanti sono chiamati a lavorare per permettere alla società e ai suoi cittadini di andare avanti: forze dell’ordine, esercito, lavoratori dei supermercati e dei vari negozi di alimentare, trasportatori, i giornalisti e i lavoratori nei mezzi di comunicazione. Un pensiero e una preghiera (compresa la messa quotidiana a porte chiuse) per gli ammalati, specialmente quanti sono stati contagiati dal coronavirus e per le loro famiglie. L’assistenza di tante persone e la vicinanza di Dio, li sostengano in questa battaglia contro la malattia, gli infondano speranza, fiducia e forza. Dio non ci abbandona mai. La Chiesa è con loro e condivide la loro sofferenza. Un caro saluto a tutti voi e un abbraccio forte di vicinanza e comunione.
Vostro don Alessandro Maffiolini