Molte volte ricerchiamo e aspettiamo i volantini pubblicitari dei diversi supermercati per sapere quali prodotti sono in sconto e quindi costano di meno. In questo modo scegliamo cosa si può comprare subito e cosa è meglio aspettare. Paghi due e compri tre sono le offerte migliori: mettiamo del tempo per avere un piano capace di farci risparmiare dei soldi. Spesso applichiamo questo stesso criterio alla fede: “Spendi “ poco o nulla e prendi ciò che desideri, tanto tutto ci è dovuto. Nella nostra comune (si spera) fede cristiana sappiamo che Dio continua ad amare ogni persona nella concretezza della propria storia: il vivere cristiano iniziato nel battesimo, accende una chiamata a vivere da cristiani che si sviluppa in tutta la nostra vita. La fede non è una corsa allo sconto maggiore, neanche un supermercato in cui “prendere” quello che fa comodo al momento. È semplicemente una risposta personale e non presa a prestito, con un “copia e incolla”. La vita cristiana, infatti, è “intessuta di una serie di chiamate e di risposte: Dio continua a pronunciare il nostro nome nel corso degli anni, facendo risuonare in mille modi la sua chiamata a diventare conformi al suo Figlio Gesù”. Caro amico, la fede insomma non si può comprare, ma chiedere sì, e ricevere in dono sì. “Aumenta la mia fede Signore”, “Che io abbia fede”, è una bella preghiera. Chiediamola in dono, ma non compriamola mai, non arrabbiamoci e non insultiamo se gli altri non eseguono i nostri ordini e desideri. Un certo Tommaso, la sera della Risurrezione, non era presente con gli altri apostoli; era fuori casa, si stava facendo gli affari suoi. Gesù però non demorde e lo cerca e cerca anche quanti si dicevano suoi discepoli e poi sono fuggiti senza pensarci un istante. Senza paura Lui cerca anche noi. Lui, l’Abbandonato ritorna a trovare quelli che sanno solo abbandonare. La sua predisposizione per le canaglie non sembra essere cambiata nemmeno con i panni del Risorto. Torna per loro, per lui e per me: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. È l’invito rivolto anche a noi cristiani che abbiamo appena celebrato la Pasqua di Risurrezione: non accontentarti di una fede superficiale, “ficca” il naso in Gesù Cristo. Entra nella sua esperienza di vita, penetra nei suoi pensieri che il Vangelo ti mette davanti. Comprendi il suo modo di agire, perché diventi sempre più il tuo criterio di discernimento ogni giorno della vita. Conoscendo Gesù arriviamo a scoprire che seguirlo e non giocare al ribasso è tutto un guadagno: ricaviamo, per noi, gioia, felicità e quella meraviglia che desideriamo per noie per quanti amiamo. Incontro su incontro capiamo la bellezza di leggere la Parola di Dio, di far sì che ogni nostro giorno di festa abbia la celebrazione eucaristica come centro e priorità. Allora non avremo paura neanche della catechesi e di proposte formative per noi ragazza, adolescente, giovani, adulti e anziani. Nessuno può dirsi arrivato a conoscere una persona; anche verso Dio è la stessa cosa. Noi esseri umano amiamo molto ficcanasare il naso negli affari altrui. Facciamolo anche con la nostra fede. Alla fine fede fa rima con persona e con Gesù Risorto. I soldi qui non rientrano per nulla: questo è tutto “gratuito”. Anzi più siamo legati al denaro, meno Gesù può entrare nella nostra vita e aiutarci a decollare verso la gioia autentica. Allora, diventiamo tutti come Tommaso: ficcanasiamo nella fede per scoprirla e diventare sempre più portatore di felicità, di amore e di misericordia. “Guarda le mie mani, tendi la tua mano”. I nostri calcoli sono ancora in corso, manca ancora la mia fede, manca ancora la mia fede.
don Alessandro Maffiolini