Sappiamo che il “giorno di Pasqua” è un periodo liturgico che si estende per cinquanta giorni ed è il tempo più importante per la comunità cristiana. La festa dell’Ascensione sembra interrompere questo cammino che porta alla Pentecoste: il Gesù risorto e quello che ci dona il suo Spirito ci rivelano lo stesso mistero. Il fatto è che Gesù asceso al cielo ci ha preceduto: dov’è Lui, saremo anche noi! La sua salita al cielo non è da intendersi come un abbandono, anzi, Cristo risorto ci lascia fisicamente, col suo corpo umano, per “essere più pienamente con noi, attraverso il dono dello Spirito, che ci invierà domenica prossima”. La sua salita al cielo è per noi cristiani un luogo simbolico che ci richiama il Padre, la vita eterna, la nostra vera casa, lo scopo della nostra vita. È l’invito a ogni battezzati a far salire il cuore insieme a Gesù. Così comprendiamo che Lui non si è allontanato da noi; non è l’invito a fuggire dal mondo, anzi è lo stimolo per tutti a vivere con maggior pienezza ogni giorno della nostra esistenza, mostrando al mondo che Lui è ormai il centro delle nostre scelte. Gesù ci indica che il cielo inizia già quaggiù sulla terra e spetta a ognuno renderlo presente nelle proprie scelte concrete di ogni giorno. Ora siamo chiamati a stringere con forza un’unione profonda con il Padre per seguire le sue parole e le strade che ci indica. Un elemento colpisce nell’Ascensione: i discepoli s’inginocchiano e chinano il capo. Ecco è la certificazione che essi riconoscono Cristo come unico e solo fondamento della loro esistenza; è il loro tutto, per Lui ora sono pronti ad affrontare ogni pericolo e ogni paura. Gesù da ora è presente in ogni battezzato che vive come Lui ha amato e ama ogni persona come fratello e sorella, compresi i più soli ed abbandonati. Tutti diventano destinatari dell’amore. Noi siamo “la matita nelle mani di Dio”, una matita capace di lasciarsi guidare, di scrivere ovunque senza confini, di lasciare un segno nella vita degli altri perché scrive con “l’inchiostro” dell’amore, dell’accoglienza, del perdono e dell’umiltà. Queste sono alcune delle caratteristiche di Dio stesso; noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Questo non può non vedersi e manifestarsi a tutti. A noi è chiesto un cambio di sguardo. Dobbiamo passare da una Chiesa che mette se stessa al centro, che accende i riflettori su di sé, ad una Chiesa che si mette al servizio del cammino del mondo verso Dio, al servizio dell’avvenire dell’uomo, della vita, della cultura, della casa comune, delle nuove generazioni. Una Chiesa alla continua ricerca del buono esistente nel mondo, che vuole ritrovare, cogliere e far emergere le forze più belle. Queste sono le realtà che Gesù ha cercato di suscitare nei suoi discepoli e tra essi ci siamo anche noi battezzati. Facile sarebbe mettersi da parte: solo Cristo però conosce ciò che c’è nel cuore dell’uomo e sa soddisfare i suoi veri desideri. Ecco perche Lui è asceso al cielo: per indicare ai suoi discepoli di ogni tempo e luogo di essere Lui il centro della vita e il riferimento per diventare realmente persone. Inoltre il Signore attira lo sguardo degli Apostoli e il nostro sguardo, verso il Cielo per indicare come percorrere la strada del bene durante la vita terrena. Egli, tuttavia, rimane vicino a ciascuno di noi e guida il nostro cammino cristiano. Possiamo ascoltare, vedere e toccare il Signore Gesù nella Chiesa, specialmente nella Parola e nei sacramenti. Così ora può penetrare dentro di noi, trasformarci e aiutarci ad essere presenza sempre più luminosa per la vita del mondo intero.
don Alessandro Maffiolini