Desideriamo partire da un’idea rivoluzionaria che forse pochi ricordano o conoscono. La Chiesa di Dio è universale, cioè non è assolutamente straniera presso nessun popolo: per questo siamo tutti chiamati a rifiutare qualsiasi forma d’interesse personale o sociale. Solo l’annuncio e la carità del Signore Gesù, sprigionati con la santità della vita e con le buone opere, sono la ragione della missione della Chiesa, delle comunità e dei singoli battezzati. Andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura, è per noi cristiani seguire quanto Gesù ci ha lasciato come richiesta. Non è una scelta che può essere fatta o no a secondo della disponibilità o bontà d’animo del singolo, di un gruppo o di una comunità. È compito irrinunciabile per la Chiesa: Essa è per sua natura missionaria. “Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare”. Anche i cristiani esistono per questo. È necessario ancora oggi portare il messaggio bello del Vangelo in ogni luogo della terra e contagiare così ogni essere umano perché sia stimolato nello stesso cammino. A uno sguardo attento della realtà, riconosciamo che la missione della Chiesa è ancora agli inizi e che ogni battezzato è chiamato a impegnarsi con tutte le sue forze. È necessario un rinnovato impegno missionario anche alla luce delle esortazioni degli ultimi pontefici e nella convinzione che la missione “rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola”. Questo è un punto cruciale: più una comunità fatica a vivere concretamente la fede in Cristo, più per essa diventa difficile donare la propria fede agli altri. Se tutti prendessero sul serio queste parole, diventerebbe facile e semplice riconoscere che l’azione missionaria è il modello di ogni opera della Chiesa. Tutte le comunità diocesane e parrocchiali sono chiamate a far in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Anzi diventa lievito per fare nuove tutte le cose e per aprirsi alle persone. In questo mese ogni comunità è invitata a compiere una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa: le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventano così un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale. Questo cambiamento di pastorale richiede una riforma delle strutture che va intesa nel senso corretto ed evangelico. Le strutture, quindi, devono diventare tutte più missionarie per permettere che “la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di uscita e favorisca così la risposta positiva di tutti”. Il mese missionario che abbiamo iniziato da pochi giorni vuole essere un tempo straordinario di preghiera e riflessione. Ha lo scopo di dare a tutti i battezzati la possibilità di avere a cuore l’annuncio del Vangelo e la conversione delle loro comunità in realtà missionarie ed evangelizzatrici. In questo modo, aumenterà in tutti l’amore per la missione, che “è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo”.
don Alessandro Maffiolini