Missionari della Misericordia
Celebrare per un mese intero il tema delle missioni diventa l’occasione per guardare a esse come se fossero un’immensa opera di misericordia. Ottobre ci invita a uscire, come i discepoli nel giorno di Pentecoste, dalle nostre case, dai nostri gruppi e mettere i nostri talenti a servizio della comunità e per portare il messaggio di tenerezza e di misericordia di Dio per il mondo intero. Siamo chiamati a prenderci cura di ogni persona: in essa riconosciamo fratelli e sorelle che non conoscono Dio, sono nel bisogno e richiedono il nostro aiuto. Dinanzi a una cultura secolarizzata, alla crisi della famiglia e alle difficoltà dell’annuncio di una Verità scomoda per molti, la nostra comunità corre il rischio di rinchiudersi in se stessa, di guardare con diminuita speranza al futuro e di evitare ogni sforzo missionario e di accoglienza. Siamo onesti: è nelle difficoltà che c’è data l’occasione di mostrare la nostra fiducia in un Dio disposto a non abbandonarci mai e ad accompagnarci sempre con il Suo Spirito.
È evidente come la missione intesa dal Vangelo non è una possibilità da scegliere o meno, secondo il momento o il nostro sentimento, ma è una dimensione fondamentale della vita della Chiesa e di ogni battezzato. Un cristiano senza missionarietà a poco a poco svilisce il suo essere a immagine e somiglianza di Dio. Addirittura, eliminandola dalle proprie priorità, si arriva a bloccare e a distruggere la Chiesa stessa e la comunità di cui si fa parte. Solo in questo modo il cristiano prende coscienza di chi è veramente e capisce che portare la “buona novella” è la soluzione per trasformare se stesso, il mondo in cui vive e renderlo vivibile per ogni persona. Il vivere la missione, sul modello di Cristo e degli Apostoli, permette a ogni comunità di donare a tutti il volto di un’esperienza di fede estroversa e appetibile, capace di impastarsi con la storia delle persone. La missione costa, non solo economicamente, ma da un’ottica di vita: occorre educare il cuore alla missione, all’irrompere del Vangelo nella nostra vita e alla capacità di seguirlo dove esso ci conduce. Il mondo ha bisogno proprio di questo: di una misericordia che arriva da ogni parte e lo riconcilia con sé e con la Storia.
Siamo feriti dalla mancanza di misericordia di tanta gente, compresi molti che si professano cristiani: si generano le sofferenze di tante famiglie che hanno difficoltà ad affrontare il quotidiano o quelle dei tanti bambini costretti a vivere senza cibo o a stare lontano dai genitori. Pensiamo a quanti problemi creiamo per la nostra non disponibilità a perdonare, per i risentimenti che coviamo e per le critiche che facciamo a quanti non agiscono secondo i nostri desideri. È normale, allora, domandare con intensità l’Amore del Padre perché apra il nostro cuore e scuota la nostra vita, spesso tiepida e superficiale. Solo il contemplare e ricevere il Suo Amore ci permette di scegliere di comunicare il Vangelo e riscoprire così di essere depositari di un bene e di una gioia capaci di riumanizzare e portare a una vita nuova. Abbiamo davanti un mese intero per approfondire questo cammino.
Invochiamo lo Spirito Santo perché non manchi mai in noi il desiderio di ascoltare e accogliere la Parola. La Misericordia di Dio ha il volto di Cristo: chi lo incontra non può fare a meno di comunicare la gioia che arriva dal Suo sguardo d’amore. E cosa esiste di più bello se non portare a tutti la stessa misericordia che riceviamo con abbondanza e che ci fa sentire meno soli e più felici?
Buon mese di ottobre ad ogni trecatese e… avanti tutta per annunciare la bontà di Dio sino alle periferie delle nostre città.
A cura di Alessandro Maffiolini