La mancanza di respirazione è un’esperienza brutta e sofferta e tutto l’organismo ne risente: le cellule perdono energia perché non più alimentate dall’ossigeno, e possono debilitarsi fino al punto di morire e di rendere l’organismo sempre più debole e incapace a sopravvivere. L’aria che respiriamo è per il nostro corpo come “la benzina” per un’automobile: non ne possiamo fare a meno, altrimenti… Senza acqua si può sopravvivere tre o quattro giorni, senza cibo forse una quarantina: ma senza l’aria, afferma la scienza, è quasi impossibile resistere più di tre minuti. È probabilmente per questo che i cristiani hanno sempre chiamato così lo Spirito Santo. Inoltre nella Bibbia, “l’uomo” inizia a vivere nel momento in cui Dio immette “il respiro di vita”. Esso non è un diritto nostro, una nostra proprietà ma un dono di Dio. Non è frutto del nostro impegno, né premio per le buone azioni. Possiamo solo invocarlo come un dono: lo Spirito entra in noi non perché siamo bravo, ma perché lui è buono oltre ogni misura. “Lo Spirito santo viene in me, anche se non lo aspetto e non lo desidero (improvviso)”. Lo Spirito viene in noi, ci abita e suscita il desiderio di lui. Questo è già frutto della sua amorevole ispirazione ad aprire la nostra vita all’incontro con Lui e con ogni essere umano. Niente viene prima di lui, nulla può venire dopo: anche dello Spirito si potrebbe dire che è “l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine”. Lo Spirito santo è un vento possente capace di fare l’impossibile. Permette di compiere meraviglie che non sono, si è normalmente in grado di compiere. La sua forza d’amore è la stessa di Dio onnipotente, al quale “tutto è possibile”. Se lo lasciamo agire in noi, nulla potrà separarci da lui. Lo Spirito Santo arriva specialmente, dove si sta insieme con gli altri. Inserisce nel cuore di ogni battezzato il desiderio di comunicare, combattendo la tendenza ad isolarsi, a chiudersi in se e a piangersi addosso tipica della cultura di oggi. Iniziare a conoscere lo Spirito, porta sempre più ad assecondare con senso di responsabilità la sua azione amorevole e di darci tutti da fare perché altre persone credano in Gesù e siano, a loro volta, in grado di sostenerne l’azione. Lo Spirito santo si dona tutto a tutti. Poiché è una persona, la terza Persona della SS. Trinità, mai dà una parte di sé, ma sempre tutto sé stesso: l’evangelista Giovanni afferma che Gesù dà lo Spirito “senza misura”. E si dona a tutti, sebbene in modi e tempi diversi. Perché questo duplice respiro possa funzionare occorre aria fresca; occorre, cioè, che la Chiesa apra le proprie porte e le proprie finestre perché possa inspirare ed espirare bene. La Chiesa, se vuole vivere una vita nello Spirito, non può pretendere di farlo chiudendosi in sé stessa, sentendosi sotto assedio; non può permettersi di respirare un’aria ammuffita, vecchia, ammorbata, appestata dagli scandali, dalla corruzione, dalla ricerca del privilegio, dalla pretesa di avere il monopolio sulle coscienze, dalla logica del “tanto non cambierà mai nulla”, da quegli schemi per cui “è sempre stato così”: ci si ispira al passato e ci si butta, come un’espirazione, verso il futuro, nella misura in cui le porte e le finestre della Chiesa sono spalancate! Altrimenti, rimaniamo rinchiusi, rintanati in casa, resi schiavi dalla nostra paura di ammalarci. “Lo Spirito santo è Persona-amore; è Persona-dono; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio. È il soffio del Padre mentre dice il Verbo. Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito”. Questo si fa riconoscenza: lo stesso Spirito che ci fa riconoscere Dio come “Famiglia delle tre divine Persone”, ci mette nel cuore il piacere di dirgli grazie e mettere in lui la nostra vita e il nostro respiro stesso.
don Alessandro Maffiolini