Celebrare la Pentecoste ha significato solo se abbiamo ascoltato il racconto della vita di Gesù, dalla nascita alla morte e se in noi cristiani è sorto il desiderio di metterlo al centro della nostra vita e di frequentarlo, incontrarlo e conoscerlo più a fondo. Se non è scattata in noi questa scintilla, diventa impossibile capire che Gesù ci dona lo Spirito Santo e ci parla proprio di Lui. Gli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato nelle domeniche precedenti sembrano essere una storia strana e lontana, perché noi siamo lontani dallo Spirito. Invece, se è nato in noi un vero interesse per la storia di Gesù, se stiamo scoprendo che Gesù ci aiuta a vivere le cose belle e anche quelle difficili della nostra esistenza, allora il dono dello Spirito Santo è una realtà che ci riguarda, e non possiamo ignorarlo e lasciarlo passare come una cosa tra le altre. Infatti, lo Spirito Santo, il “respiro di Dio”, è il “legame” che ci mette in collegamento vivo con Gesù. Dio diventa effettivamente nostro contemporaneo: il suo progetto sull’umanità è una proposta di amore e di gioia che si scopre a poco a poco nelle piccole e grandi cose della nostra vita. Il modo di raccontare la Pentecoste negli Atti degli apostoli vuole dirci che” lo Spirito di Dio è come un vento che smuove, che dona nuovo respiro, nuova vita; è come fuoco che purifica ciò che non dà vita e trasforma tutto in qualcosa di nuovo”. E questo è effettivamente vero: lo notiamo ogni giorno. Inoltre comprendiamo come la cosa forse più difficile da trasformare è l’incontro tra le persone: l’accogliersi oltre i ruoli e gli interessi, il capirsi gli uni gli altri, sentirsi un’unica famiglia, riconoscersi fratelli e sorelle. Alcune volte non è così, perché lo Spirito è anche portatore di libertà. Dio, ci ricorda il Vangelo, non obbliga nessuno a imitare il suo Figlio Gesù, ma lascia ognuno libero di determinare come comportarsi. Ancora una volta, questo è segno di un amore infinito e totale, tanto grande e profondo da permettere alla persona amata di scegliere di perdersi. Lo Spirito è presenza che consola, leggero e quieto come un respiro, come il battito del cuore. Negli Atti procede come “energia, coraggio, rombo di tuono che spalanca le porte e le parole. Mentre tu sei impegnato a tracciare i confini di casa, lui spalanca finestre, ti apre davanti il mondo, chiama oltre”. Respirare lo Spirito conduce i cristiani a liberarsi dall’egoismo, dal desiderio di prevalere sugli altri, dalla volontà di chiudersi e stare bene da soli: lo Spirito spalanca al mondo e alle persone. Ogni essere umano respira lo Spirito Santo, anche se non sempre lo riconosciamo e alcune volte lo blocchiamo nella nostra vita, grazie ai nostri rifiuti e alla poca voglia di amare. Il respiro di Dio porta alla rivoluzione vera e conduce a un mondo in cui ognuno è valorizzato, è accolto e aiutato a essere veramente umano. È la vera gioia che caratterizza la vita del cristiano abitato dallo Spirito. Senza paura permettiamo allo Spirito di entrare in noi e di donarci il suo “ossigeno” per purificare il nostro cuore e aprire la nostra vita. Questo respiro del Risorto diventa il respiro del cristiano: noi respiriamo lo Spirito santo! Ognuno di noi respira questo Spirito, anche se non sempre lo riconosciamo, anche se spesso lo rattristiamo e lo strozziamo in gola, nelle nostre rivolte, nei nostri rifiuti dell’amore e della vita di Dio. Chiediamo che come in principio il Creatore soffiò il suo alito di vita su Adamo, così ora soffi vita, “trasmetta ai suoi ciò che lo fa vivere, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il suo modo di amare, e spalancava orizzonti”. Buona Pentecoste a tutti!
don Alessandro Maffiolini