Incontrare Pietro ha un significato preciso e nello stesso tempo semplice: è incontrare uno di noi e decidere come lui di seguire Cristo percorrendo un cammino di umanità. Certo: Pietro emerge come un discepolo imperfetto e spesso troppo umano; addirittura contrapposto al “discepolo amato”. Credo che proprio per questo abbia assunto un ruolo di leader nella comunità cristiana primitiva. È bello allora qui citare un autore che afferma “Pietro è uno di noi con i suoi momenti di entusiasmo (“È bello stare qui”) e le sue paure (“Signore salvami!), le sue intuizioni (“Tu sei il Cristo!”) e il suo non capire niente (“Tu non mi laverai mai!”), la sua fiducia in Gesù (“sulla tua parola getterò le reti”) e la sua infedeltà (“Non conosco quell’uomo!”)”. Quanto è bello questo: noi non siamo distanti dal comportamento e dalle parole di Pietro: siamo chiamati ad essere membri attivi, vivendo inseriti nella comunità dei discepoli, perché allontanarsi dalla comunità porta solo a tradire Gesù e i fratelli e a rimanere solo noi. Molte volte siamo pieni di dubbi, d’incoerenze: Pietro ci stimola a rimanere fedeli a Gesù e a fidarsi sempre della sua voce che ci chiama e ci indica il cammino. Seguire la strada di Pietro significa anche iniziare personalmente e comunitariamente un percorso di entusiasmo e senza paura: Dio ci ha donato di diversi talenti. È compito nostro riconoscerli e farli fruttificare sempre di più. Scopriremo così che Dio ci ama sempre, ci ama come siamo, ci perdona di continuo e non ha paura dei nostri peccati e della nostra superbia. Diventa allora importante per ogni cristiano “avere nella vita momenti forti per poter tornare poi alla nostra quotidianità per realizzare in noi ed intorno a noi il suo progetto d’amore”. Diverse volte i Vangeli descrivono dei gesti incomprensibili riferiti a Pietro. Ci dicono una cosa sola: non basta aprirsi con fiducia alla parola, serve la volontà di mettersi in cammino. Gesti di libertà e di responsabilità sono necessari, perché Dio non impone mai ad alcuno il suo amore, ma lo propone a tutti senza alcuna distinzione. Anzi Lui si fa nostro compagno di viaggio e ci sostiene in ogni situazione. Pietro con fatica accoglie la novità di Cristo e, alla fine, lo segue senza alcuna condizione: ha scelto per amore di diventare discepolo di Cristo, non per promuovere se stesso o sentirsi importante. Per portare “solo Cristo” a tutti. Cari amici, non ci salviamo da soli, ci salviamo nella comunità e nella Chiesa. Nelle altre persone incontriamo la misericordia di Dio e impariamo ad accogliere meglio noi stessi. Ogni cristiano è chiamato ad essere strumento di misericordia, accoglienza, solidarietà e comunione vera verso i fratelli e le sorelle. Così costruiremo insieme la civiltà dell’amore che può cambiare la nostra società e far evolvere nell’amore autentico il mondo e la cultura in cui viviamo. In fin dei conti, non importa quali siano le nostre condizioni di salute, di età, di opportunità politiche, sociali o economiche. alla fine una cosa sola conta: aver vissuto la propria vita nella logica del dono gratuito che è poi la logica di Dio. Conta veramente se abbiamo saputo dare testimonianza autentica di Cristo fino alla morte. Superiamo quindi le paure, particolarmente la paura di essere inadeguati per vivere il Vangelo di Gesù: solo così potremo essere pienamente felici ovvero beati!
don Alessandro Maffiolini