Partiamo dalla constatazione di un fatto fondamentale: noi battezzati siamo portatori non di una sapienza umana ma di una sapienza divina, ovvero dell’annuncio della salvezza operata da Gesù. È una sapienza che nasce dal cuore di Cristo aperto sulla croce. Abbiamo ricevuto in dono il battesimo: esso ci rende nuove creature e ci abilita a partecipare all’unica mensa: in questo modo noi fedeli siano plasmati dall’eucaristia che ci dona la nuova vita in Cristo. Carissimi lettori, come ha scritto Papa Francesco, “anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio. È il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre”. Sulla bocca e nel cuore dei cristiani torna, così, sempre a risuonare l’annuncio che Gesù ci ama, ha dato la sua vita per noi e ora è vivo per sempre e non ci lascia mai soli. La “bellezza” di Gesù innalzato in croce appartiene al primo annuncio della fede cristiana e accompagnerà la Chiesa fino al ritorno glorioso di Cristo. “Questa storia di martirio continua anche oggi e ci chiede di riflettere sulla drammatica bellezza che segna il volto di Cristo, sui cristiani martiri in ogni tempo – compreso il nostro – e sulle loro eroiche comunità ecclesiali che sono sotto martirio”. Alcune volte a noi essere umani diventa soddisfacente amare o essere amati. È importante ma non è sufficiente e non garantisce la fedeltà e la vera gioia. Bisogna amare come Lui ha amato: dalla croce, rimanendo fedeli alla croce, non scoraggiandosi, non venendo meno. Oggi essere battezzati e cristiani “non è un modo per realizzare se stessi; è, piuttosto, rimanere ai piedi della croce perché la croce è morte da cui però nasce la vita ma, prima, bisogna donare la vita”. Infatti, Gesù ci ricorda con onestà: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Diventa fruttuoso e gioioso ricordare a tutti noi che il Vangelo non va letto come parola umana ma come realmente è, cioè Parola di Dio, “sapendo che in esso vi sono punti fermi che non dipendono dagli uomini, né dal tempo in cui viviamo o in cui il Vangelo è stato scritto e neppure dalla Chiesa (che sta sempre sotto la Parola di Dio, mai sopra!), ma solo da Gesù e dalla sua volontà”. Il nostro essere testimoni e guide, deve essere misericordioso e forte, capace di non legare mai nessuno a sé; dobbiamo piuttosto indicare il Signore Gesù come Colui che “ridona l’uomo all’uomo, ossia ci ridona a noi stessi in una ritrovata e vera libertà”. Siamo stimolati a vivere la Parola nella nostra vita prima di spezzarla agli altri; ad amarla, conoscerla, comprenderla, farla nostra per conoscere realmente Dio e farlo amare attraverso di noi ad ogni persona che incontriamo. Solo se vogliamo avere la stessa disponibilità degli apostoli e di Maria, le parabole di Gesù, e le parole tutte di Dio, potranno dire qualcosa anche alla nostra vita. “Altrimenti, esse resteranno sempre per noi enigmi incomprensibili, parole a volte affascinanti ma in ultimo superflue per il nostro vivere quotidiano”. L’Amore vissuto come ha fatto Cristo, produce frutto, crea abbondanza, dona vita, ciò che pensiamo essere arido diventa fecondo, ciò che non capiamo, si illumina, la tristezza si trasforma in conversione e gioia grande.
don Alessandro Maffiolini