Riprendiamo il tema della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, perché serve anche a ognuno di noi per riflettere meglio sul nostro comportamento e sulle nostre scelte. Un dato di fatto oggi è inequivocabile: siamo tutti soggetti a differenti occasioni di stress. Partiamo dalla mancanza di tempo: corriamo come trottole, sempre e ci dimentichiamo di noi e dei nostri cari. Poi siamo davanti a una diffusissima mancanza di fiducia verso le persone che non condividono le nostre idee o che consideriamo nemici da eliminare. Inoltre è importante per ognuno guadagnare fiducia in se stesso ed essere capaci di vivere nella libertà dei figli di Dio. Durante la nostra quotidianità abbiamo sempre necessità di interagire con altri, ma al contempo abbiamo altrettanto bisogno di sicurezza, senza rischiare delusioni al nostro ego. Questo ci obbliga a mantenere sempre alto il livello del “sospetto” verso l’altro: è diverso, è differente, non mi piace, è mio nemico, vuole fare qualcosa di male… “La vita moderna è costellata di richiami a “ciò che potresti essere/avere/fare”, nettamente in contrasto con ciò che invece sei/hai/fai”. Siamo a tal punto impegnati e distratti da cose da fare, obiettivi, bisogni, like e messaggini, che le uniche questioni cui diamo importanza sono quelle che attivano una qualche emozione forte dentro di noi. Tutto il resto diventa nulla, zero, se non addirittura un peso da scrollarsi di dosso. In questo la gentilezza si trasforma in “un’arma” potente e capace di riordinare molte cose. È innanzitutto la capacità di avvicinarsi alle persone per ciò che sono senza pregiudizi alcuni: ci fa sentire così più vicini e connessi con quanti incontriamo e abbiamo davanti ogni giorno. Inoltre essa ha un vantaggio: è contagiosa. La gentilezza richiama la gentilezza: così era tempo fa quando certi valori fondamentali erano ritenuti validi e coltivati nella coscienza della persone. Rimane vero comunque che se uno si mantiene gentile nel tempo senza paura, può stimolare piano piano la generazione della fiducia nei suoi e altrui confronti ed aprire un mondo di opportunità e gioia. È evidente come la gentilezza ha il potere di migliorare la nostra vita. Un’azione gentile è quella che richiede del tempo, uno sforzo o un rischio, e che va a beneficio di qualcun altro. “È gentile un’azione non richiesta, né dal tuo interlocutore né dalla consuetudine né dal buon senso, e che produce un valore per qualcuno che non sei tu”. Stiamo attenti: dare nell’attesa di ricevere non è gentilezza, è ipocrisia: trattare gli altri con educazione non è gentilezza, ma semplice buon senso. Infatti, la gentilezza è gratuita, spontanea e a senso unico verso l’altro. Comportarsi con gentilezza è una caratteristica propria che richiama la carità, virtù solenne che si misura soprattutto nelle piccole cose. “Amare vuol dire anche trattare l’altro con rispetto, vuol dire affabilità, attenzione, riguardo, finezza, insomma quelle che una volta si chiamavano le buone maniere o la buona educazione”. Cari fratelli e sorelle, la fede in Cristo ci impegna all’accoglienza nei confronti del prossimo che bussa alla nostra porta in cerca di aiuto, protezione e cure. “L’ospitalità è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità tra cristiani. […] La nostra stessa unità di cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, pur importante, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede”. Senza paura allora diventiamo capaci di “fare una calda accoglienza” a ogni persona senza distinzione: difatti, la nostra stessa unità di cristiani sarà manifestata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, ma anche mediante l’incontro amorevole con ogni essere umano, con ogni figlio di Dio. Buon cammino.
don Alessandro Maffiolini