Ogni comunità cristiana, all’inizio del nuovo anno pastorale, organizza momenti d’incontro, di ritiro, di esercizi per ripartire con entusiasmo. Dio è sempre fedele, è creativo. Non si capisce e non si può concepire un cristiano che non sia creativo. E la creatività è come la colonna dell’essere battezzato. “Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido. Dio non è rigido! Ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende. Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare”. E perché siamo chiamati a cambiare? È per adeguarci alle circostanze nelle quali dobbiamo annunziare il Vangelo. Per rimanere con Dio è necessario seguire l’esempio di Gesù: Lui non ha mai avuto paura di uscire, di cambiare le proprie idee, bisogna saper uscire, non aver paura di uscire. A livello universale abbiamo avuto molti stimoli da sinodi, documenti del Papa, a livello locale abbiamo avuto il XXI Sinodo Diocesano (a dire il vero sta ormai andando nel “dimenticatoio”). Inoltre ogni domenica abbiamo la Parola di Dio che ci indica con forza e chiarezza la strada da percorrere. Spesso però il nostro egoismo e desiderio di protagonismo impediscono allo Spirito Santo di agire in noi e nei veri gruppi. È sempre bello lamentarsi degli altri, meno guardare a noi stessi e migliorare con l’entusiasmo proprio dei figli di Dio. Certo che il ripensamento avviato nella Chiesa evidenzia livelli e velocità diversi: qualcosa è avvenuto, nuove strade si sono aperte, anche dove le resistenze apparivano insuperabili. Non siamo più davanti ad esiti scontati: qualche volta ci troviamo di fronte a situazioni che spiazzano e smentiscono le previsioni fatte in corso d’opera. Per questo tutti noi cristiani siamo chiamati a evitare letture banalizzanti o comode semplificazioni e arrivare a valutare con attenzione e umiltà la traccia che lo Spirito lascia nell’ambito del cambiamento in atto. Dall’altra parte è fondamentale riconoscere insieme con coraggio alcuni punti di non ritorno, attorno ai quali, nonostante le fatiche, vanno investite le energie progettuali per il presente e per il futuro delle nostre comunità cristiane. È questo con lo stile di Cristo che si diresse decisamente verso Gerusalemme. Per noi battezzati diventa il non lasciare più spazio a dubbi o ripensamenti, e andare avanti sul cammino tracciato, specialmente quando è fatto alla luce di decisioni condivise e prese insieme. Il Papa ci ricorda che Gesù è accanto a noi con la mano tesa per dire: “Vieni a me, io ti cambierò il cuore, ti farò felice. È Gesù con noi e ci invita a cambiare vita”. Il battezzato che si apre a questa chiamata, apre la propria vita alla vera gioia. Essa avviene quando spalanchiamo la porta della nostra vita alla grazia di Dio. Un segno di autenticità è l’accorgersi delle necessità dei fratelli e l’essere pronti ad andare loro incontro. “Quando Gesù chiama alla conversione, non si erge a giudice delle persone, ma lo fa a partire dalla vicinanza, dalla condivisione della condizione umana, e quindi della strada, della casa, della mensa”. Quest’anno che abbiamo davanti, deve avvenire con una presenza amabile e disponibile di tutti i cristiani per avere la possibilità di coinvolgere ciascuno nel cammino che abbiamo davanti, ognuno con le sue belle capacità e competenze. Amalgamate nel cammino, ci permetteranno di sentirci definitivamente attratti dall’amore di Dio e spinti a cambiare vita.
don Alessandro Maffiolini