In queste settimana molte persone hanno dedicato tanto del proprio tempo ed energie per preparare costumi e carri di Carnevale. È un periodo in cui molti si travestono mettendosi addosso ogni sorta di vestiti e di maschere; vengono organizzati molti “balli in maschera” e molte sfilate di carri allegorici un po’ dovunque. Inoltre si organizzano feste e concorsi per eleggere la maschera più bella, il carro migliore e così via. Oltre a tutto ciò le persone di ogni cultura o razza si abbandonano a ogni scherzo, anche se a volte alcuni sono di cattivo gusto, con la scusa del “A Carnevale ogni scherzo vale”.
Le radici del Carnevale sono molteplici: ebree, pagane, cristiane, e ci rimandano ad aspetti comuni dell’uomo di tutti i luoghi e tempi. Addirittura nel calendario delle festività ebraiche al Carnevale corrisponde una festa che ricorda la salvezza di Israele dalla persecuzione e distruzione degli ebrei nel regno di Persia. La gioia legata alla celebrazione di tale festa voleva e vuol essere “espressione di una promessa: chi è nelle mani del Dio di Israele è libero in partenza dalle insidie dei suoi nemici”. D’altra parte occorre tener presente il senso dell’anno, dello scorrere del tempo: è il dare un ritmo preciso al tempo stesso e, per i cristiani, è ripercorrere la storia della salvezza, “ordinando e purificando il caos e la molteplicità del nostro essere”. In questo ciclo non è abbandonato nessun aspetto umano, compresi i lati oscuri e quelli luminosi. Ogni cosa riceve, nell’insieme, il suo posto e ha un senso che la apre al resto del tempo. Il Carnevale, se prolungato, diventa allora un tempo in cui l’uomo è creatore di se stesso, con anche un divertimento fine a se stesso.
Inoltre il tema della maschera ci fa comprendere che il Carnevale ha anche origini alpine e germaniche, in cui si celebravano i riti della cacciata dell’inverno e dell’esorcismo delle potenze demoniache. Le maschere diventavano l’occasione di una gioia per quanti potevano trovare motivi di comicità in ciò che faceva paura. È un’idea simile a quella cristiana di liberazione. Il rischio però è che in questo periodo ci sia nuovamente l’idea di liberarsi anche di Dio e che il tutto porti a una specie di ‘schizofrenia del cristiano’, tra uomo e fede: la fede cristiana però è veramente umana. Per ogni essere umano, ancor di più se cristiano, non è bene mangiare troppo, ubriacarsi o assumere droghe, perché danneggiano la salute del corpo e della mente. Va bene il ricercare gioia e il partecipare alla festa; diventa utile anche psicologicamente e aiuta a vivere bene. Occorre attenzione affinché non sia l’unico criterio possibile. Divertirsi, possiamo dire, è sempre gradito a Dio, ma non è pulito e sano il divertimento che danneggia il proprio corpo con degli eccessi. “Ciò non vuol dire che non si debba partecipare alle feste, ma che in esse il cristiano deve dimostrare la propria sobrietà e temperanza”. Altrimenti il Carnevale si trasforma in ambiguità, finzione, menzogna, che portano alla volgarità e alla satira sfrenata e offensiva. Inoltre può diventare l’esaltazione della dissolutezza. Infine, potremmo affermare che, per il cristiano, è il richiamo a un momento di allegria prima di inserirsi nel cammino quaresimale. Quest’ultimo è un itinerario di penitenza in cui confrontarsi con la propria coscienza e individuare i passi di conversione necessari per ritornare a un incontro con Dio pieno e appagante e poter ricollocare le altre persone nell’ambito della fraternità che ci lega ad ogni persona, compresi i nemici e quanti ‘non ci sono simpatici’.
Alessandro Maffiolini