Caro lettore, cara lettrice,
abbiamo appena terminato una Quaresima che non avremmo mai pensato di vivere con una serie di immagini che rischiamo di non dimenticare mai. Una quaresima vissuta all’insegna di un virus che è stato capace di uccidere un numero di persona che si avvicina ai 170 mila morti. Un quaresima segnata da una grande paura della nostra vita e da enormi sofferenze fisiche, psicologiche, morali, personali e comunitarie. Inoltre abbiamo visto persone sfinite, sole, abbandonate, non considerate dalla società, distrutte dal dolore, dalla malattia, dall’indifferenza degli altri. Immagini drammatiche e nel contempo piene di sentimento e di stupore: adatte a vivere un Triduo Pasquale di morte, silenzio e Risurrezione. C’è già tutto nella Pasqua. “Il passaggio dalla morte alla vita. Il passaggio dall’angoscia alla speranza: dallo scandalo della croce alla promessa della vita eterna”. Molti di noi stanno piangendo i loro defunti. Il dolore può unirci “profondamente in una comunione spirituale quotidiana e ininterrotta. Una comunione con il Padre che non può essere interrotta dalle difficoltà della vita presente che colpiscono ognuno di noi. Chi ci separerà dall’amore di Dio? Non certo l’angoscia e la persecuzione. Gesù è la porta sempre aperta verso il Cielo. Dobbiamo gridarlo con gioia e senza paura”. La speranza diventa fondamentale nella vita dei cristiani e del mondo intero. La speranza è una realtà che ci porta avanti ed è il filo che lega tutta la storia della salvezza e tutti i popoli. Papa Francesco, infatti, ci ricorda che quando non esiste la speranza, viene a mancare quella virtù, quel dono di Dio che “ti dà una gioia, delle volte una grande gioia, delle volte soltanto la pace, ma la sicurezza che quella speranza non delude. La speranza non delude”. Alcune volte la promessa di Cristo di rimanere con noi sembra un qualcosa fatto solo di parole. È sufficiente vedere il comportamento di certi politici, di certi cristiani, di certi vescovi, preti, frati e suore, di certe persone vicino alla “parrocchia” e altro, per dire: “Gesù dove sei?”. Se poi aggiungiamo quanto accaduto in questa “quaresima”, la nostra domanda si fa ancora più forte e piena di dubbi. Domanda cui umanamente è difficile dare una risposta diversa da quella immaginata da tutti. Il Papa spiega bene in un suo discorso come la speranza nella promessa di Gesù “non delude anche quando non siamo in grado di vederla. Delle volte si nasconde, non si vede; delle volte si manifesta apertamente”. È la “gioia della presenza di Dio che cammina con il suo popolo. E quando c’è gioia, c’è pace. Questa è la virtù della speranza: dalla gioia alla pace”. Dobbiamo onestamente ringraziare Dio per le testimonianze di famiglie riunite intorno alla preghiera comunitaria, per gli operatori sanitari che non si sono tirati indietro, per le forze dell’ordine, per i svariati volontari, per quanti sono rimasti nelle loro case. La promessa di Gesù si è trasformata in atteggiamenti concreti, grazie cui oggi è possibile abitare la diversamente storia e, soprattutto, guardare al futuro. Grazie alla promessa di Gesù ogni domanda può trovare la sua risposta in Dio. Il credente abita la storia, facendo !affidamento in un Dio che ama di amore eterno. Per il credente l’esito della storia non è un’incognita, ma una certezza”, una promessa che non delude e trova in Dio il suo garante. Da qui deriva la possibilità di abitare la storia con speranza. Dio non ci delude: dobbiamo solo aprire gli occhi, il cuore, accendere la nostra speranza e la nostra fede in Lui, Risorto dalla morte.
Vostro don Alessandro Maffiolini