Ger 20,10-13/ Rm 5,12-15/ Mt 10,26-33
Custodite i corpi, coltivate l’anima!
La paura domina le nostre giornate. Dell’Isis, del terrorismo, della crisi economica, dei vaccini, di quelli che non fanno i vaccini… Paura che crea scene di panico mentre si guarda una partita. Paura che intossica le nostre relazioni. E ai discepoli che vivono la speranza del risorto, animati dallo Spirito, nutriti dal pane di vita, la gente dice: siete matti. Altri, dopo le profonde ombre che hanno intossicato l’immagine della Chiesa, penso agli scandali economici, alla pedofilia, dicono: siete il male. Siamo in buona compagnia: è la stessa accusa che è stata rivolta a Gesù. Non bisogna avere paura di coloro che accusano Gesù e noi di essere degli indemoniati perché diversi da ciò che la gente si aspetta. Anzi: se abbiamo il coraggio di annunciare ciò che nel segreto del nostro cuore abbiamo scoperto, ci saranno delle persone che capiranno ciò che stiamo vivendo. Di cento che ci prendono per matti, qualcuno sentirà risuonare in sé con forza e verità la Parola. Come è successo a noi. A me.
Assatanati e passeri
Quelli che non capiscono e che ti prendono per Satana possono giungere ad usare la violenza pensando di compiere la volontà di Dio, come accade tragicamente fra i terroristi. Ma per quanto possiamo essere spazzati via abbiamo una parte assoluta, preziosa, immortale: l’anima. Non dobbiamo temere gli uomini, ci dice oggi il Signore, ma l’avversario che può portare la nostra anima nell’immondezzaio, facendola morire. Quindi l’anima muore. E questo sì che dovrebbe preoccuparci. Come resistere nella persecuzione? E nella tentazione? E davanti alla paura che avvelena le relazioni? Confidando nel Dio che ci conosce e ci ama, che conta i capelli del capo e le vicissitudini dei passeri. Come scrive magnificamente padre Ronchi: il nostro nido sono le sue mani. Dio ci conosce, ci protegge, non permette che ci perdiamo, che ci lasciamo travolgere dalla paura. E il passero non cade a terra perché Dio lo vuole, come traduce erroneamente il nostro testo, ma il passero non cade in terra lontano da Dio. Davanti alle accuse, alla paura, al disfacimento del nostro mondo, ancora una volta siamo chiamati ad avere un’immensa fiducia nel Padre.
Testimonianza
Questo è il tempo della testimonianza. Molti fratelli e sorelle sono chiamati a dare testimonianza con il sangue.Gesù ci chiede di riconoscerlo davanti agli uomini. Di rendere visibile, rintracciabile la nostra fede. Cosa significa riconoscere Gesù davanti agli uomini? O rinnegarlo? Io non so se sarò in grado di rendergli testimonianza davanti alla persecuzione. So però che egli non mi rinnega mai, come scrive san Paolo: “Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”. (2Tm 2,11-13) Non pensiamo subito alle grandi prove ma a quelle piccole di tutti i giorni, quando ci viene chiesto di rendergli testimonianza.
Non abbiate paura
Per tre volte in pochi versetti (10,26.28.31) Gesù ci chiede di non avere paura. La prima paura da fuggire è di loro, cioè di coloro che accusano Gesù e noi di essere del demonio, della tenebra. Di coloro che giudicano. È una paura radicata e diffusa che, addirittura, rischiamo di santificare credendola devota e gradita a Dio. Essere giudicati dagli altri, dover dimostrare di valere, dimostrare anche a noi stessi, rischia di farci sprofondare nella paura. Gli altri ci vedono male, ci vedono come il male, giudicano ciò che facciamo. È un percorso lungo e doloroso e Gesù suggerisce la direzione: dall’intimo al pubblico, da dentro a fuori. Dio solo conosce e vede con autenticità ciò che siamo, ciò che desideriamo, davanti a lui tutto è nudo e intellegibile. Questa parte curiamo di noi, senza preoccuparci troppo del giudizio degli altri. La seconda paura è nei confronti di coloro che uccidono il corpo. E quanti ce ne sono! Coloro che ci sfiniscono, che pretendono (dalla linea, alla bellezza, al carattere, di nuovo in pieno nel giudizio!). Il rischio, ammonisce Gesù è di concentrarci talmente tanto su questi giudizi da dimenticare che abbiamo un’anima. Quanto è trascurata la nostra anima! La terza paura è quella di non valere. Di non essere amati, di essere sbagliati, di essere inutili, superflui, uno fra miliardi, un nulla assurdo e senza senso. E cedere alla follia del mondo che ci propone di emergere, di contare, costi quel che costi. L’unica cura è la meditazione dei passeri!
Come muore un’anima
Un secondo aspetto, già accennato, è la possibilità di far morire l’anima. Abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. Gesù dà delle indicazioni: il corpo portato nelle Geenna, una delle vallate ai piedi di Gerusalemme, mai abitata perché in passato vi si praticavano sacrifici umani e, al tempo di Gesù, era usata come immondezzaio, spegne l’anima. Se lasciamo scivolare il nostro corpo, cioè la nostra vita, il nostro pensiero, il nostro giudizio, verso l’immondizia, e il sacrificio degli altri, mancando di rispetto, svalutando le persone e le cose, uccidiamo la nostra anima. Occuparsi del corpo, delle emozioni, delle relazioni, coltivandole e onorandole, significa nutrire l’anima. Di color che ci spingono verso la Geenna dobbiamo avere paura. Custodite i corpi, coltivate l’anima!