Anime ristrette. Il Papa ricorda che “il cristiano è un uomo di memoria”. La vita cristiana non incomincia oggi, continua oggi. “Fare memoria è saggezza: ricordare tutto, il buono, il non tanto buono, il brutto; tante grazie, tanti peccati, la famiglia, la storia personale di ognuno”. L’invito a vivere bene una vita cristiana incomincia con questo punto di riferimento: la memoria. Così come non si può vivere una vita cristiana senza la memoria dei passi fatti, non si può vivere una vita cristiana senza guardare il futuro con la speranza dell’incontro con il Signore. Inoltre “il cristiano vive il presente coraggiosamente o con pazienza”. Esiste però un peccato su cui fermare la nostra attenzione. Si tratta di un peccato che non lascia essere cristiani, che non permette di andare avanti. Infatti ricorda il Papa “uno può anche dire di seguire tutti i comandamenti, sì, è vero; ma questo ti paralizza, ti fa dimenticare tante grazie ricevute, ti toglie la memoria, ti toglie la speranza perché non ti lascia andare”.
Se il martire non fa notizia. Siamo chiamati a riscoprire che una Chiesa senza martiri è una Chiesa senza Gesù: “Sono proprio i martiri a sostenere e portare avanti la Chiesa”. E se anche “i media non lo dicono, perché non fa notizia”, oggi “tanti cristiani nel mondo sono beati perché perseguitati, insultati, carcerati”. È importante allora, quando ci lamentiamo, pensare “a questi fratelli e sorelle che oggi, in numero più grande dei primi secoli, soffrono il martirio”. I martiri sono quelli che portano avanti la Chiesa; sono quelli che sostengono la Chiesa, che l’hanno sostenuta e la sostengono oggi. Oggi molti martiri sono in carcere solo per aver portato una croce o per aver confessato Cristo: questa è la vera “gloria della Chiesa e il nostro sostegno e anche la nostra umiliazione, noi che abbiamo tutto, tutto sembra facile per noi e se ci manca qualcosa ci lamentiamo”. Questa è la vera e grande forza della Chiesa.
Gesù guarda ciascuno di noi. Gesù non guarda le statistiche, ma ha attenzione per ogni persona. Un’obiezione potrebbe essere che Gesù è sempre in mezzo alla folla, guarda la folla. Invece il Papa ricorda che non è così: Gesù rivolge lo sguardo “su ognuno”. Perché proprio questa è “la peculiarità dello sguardo di Gesù. Gesù non massifica la gente: Gesù guarda ognuno”. La prova si trova, a più riprese, nei racconti evangelici. Il Papa cita una serie di brani evangelici che vanno in questa direzione: tutto questo per dire che “lo sguardo di Gesù va al grande e al piccolo. Guarda a noi tutti, ma guarda ognuno di noi. Guarda i nostri grandi problemi, le nostre grandi gioie; e guarda anche le cose piccole di noi, perché è vicino. Così ci guarda Gesù”. A noi spetta fissare lo sguardo su Gesù: solo così ci accadrà di essere presi “da grande stupore”. Infatti mentre noi guardiamo Gesù e fissiamo su di Lui lo sguardo, troviamo che Lui ha fissato il Suo sguardo su di noi. “E questo mi fa sentire grande stupore. È lo stupore dell’incontro con Gesù”. Per sperimentarlo, non dobbiamo avere paura! “Corriamo su questa strada, sempre fisso lo sguardo su Gesù. E avremo questa bella sorpresa: ci riempirà di stupore. Lo stesso Gesù ha fisso il Suo sguardo su di me”.
Due meraviglie. Il Papa parte dal salmo 103, un canto di lode al Signore per la creazione, tanto grande e per la ri-creazione che fa Gesù. Ma perché Dio lo ha fatto? “Semplicemente per condividere la Sua pienezza, per avere qualcuno al quale dare e col quale condividere la Sua pienezza”. In una parola, “per dare”. Anche Gesù è stato mandato “per condividere, per ri-sistemare”. Gesù trasforma il caos nel cosmo, il brutto nel bello, l’errore nel vero, il cattivo nel buono. In Gesù questo si vede chiaramente: “Col Suo corpo dà la vita totalmente”. Siamo chiamati ad essere schiavi dell’amore, “è una bella schiavitù”. Il Papa invita a chiedersi “come io ricevo la redenzione, il perdono che Dio mi ha dato, il farmi figlio con Suo Figlio, con amore, con tenerezza, con libertà?”. Queste sono le due meraviglie che Dio ci dona: ognuno di noi “può domandarsi come vive queste due meraviglie”. La speranza è “che il Signore ci faccia capire il Suo amore verso di noi.
A cura di Alessandro Maffiolini