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Addio…

Abbiamo un po’ di timore ad usare come saluto il vocabolo “addio”. Ci sembra una parola definitiva che non lascia spiragli alla speranza. Preferiamo di più saluti come arrivederci, ci vediamo presto, teniamoci in contatto…

Questi modi di dire penso siano più usati perché hanno me come protagonista, infatti io posso decidere di andare a rivedere la persona cara, posso decidere di incontrarla anche pochi giorni dopo il saluto, posso cliccare e parlare a lungo con lei o usare il telefonino… tutto dipende da me.

Addio invece, già nella composizione della parola, tira in scena Dio, cioè un darsi appuntamento in Lui o attraverso Lui e il pensiero va subito alla morte, al non rivedersi mai più, o al perdersi inesorabilmente di vista.

Ma io credo che a un fratello, soprattutto se prete, la parola, il saluto “addio”, a – Dio, sia il più indicato perché il più vero. Già dal mattino mi rivolgo a Dio nella preghiera e in Lui ci sei anche tu, caro fratello. Nella Messa, Dio stesso si rende presente realmente e con Lui, accanto all’altare, ci sei anche tu. Alla sera chiudo la giornata pensando a Dio e il suo Mistero d’amore e di misericordia avvolge anche te.

Ecco perché ti dico addio, caro don Fabrizio, perché pensando a Lui penserò a te, come farai certamente anche tu verso noi. Ci rivedremo sicuramente tante altre volte nel cammino della vita, ma continuerò a dirti addio perché in Lui il nostro legame brillerà come segno della sua presenza.

don Ettore