Il tempo dell’Emmanuele
(Mc 6,1-6)
“E si meravigliava della loro non fede”
Gli abitanti di Nazareth lo conoscono bene, l’hanno visto crescere, hanno giocato con lui, pregato in sinagoga e lavorato nella falegnameria… ora la reazione immediata è ‘certo Gesù è bravo, in gamba… ma che la potenza e la sapienza di Dio si mostri proprio in «questo» Gesù non è possibile! Non esageriamo!’…
… certo perché di fronte a Gesù si resta ‘scandalizzati’: scoprire che il Dio lontano – lontano dagli occhi, lontano dal cuore – si racconta in un uomo come noi, che parla la stessa lingua, condivide lo stesso pane e lo stesso posto in sinagoga, ci mette in crisi e ci fa inciampare dalle nostre certezze (skandalon = pietra d’inciampo). Inciampano ma non si lasciano rialzare da Gesù, preferiscono stare a terra, a gongolarsi del carico pesante delle proprie certezze.
Tante volte diciamo: ‘se solo vedessi, crederei!’… Falso!!! I suoi l’hanno rifiutato perché l’hanno visto! ‘La fede non è accettare che Gesù è Dio – il Dio che pensiamo noi – ma accettare che Dio, il Dio che non pensavamo , è questo uomo Gesù’ .
Allora dobbiamo accogliere un Dio che si racconta con una grammatica molto umana, prendendosi cura degli amici, non caricando di pesi inutili chi è già gravato da tante fatiche, ma camminando accanto nella gioia e nella fatica del fratello… un Dio ‘che parli e operi nella follia e nell’impotenza di un amore fatto carne, che sposa tutti i nostri limiti, fino alla debolezza estrema della croce’(p. Silvano Fausti s.i.).
Allora anch’io resto scandalizzato da questo Dio che si dice nell’uomo Gesù, anch’io cado dalle mie certezze confortevoli — un Dio lontano non mi chiede di seguirlo!!!
Però chiedo la grazia degli apostoli, quella di Pietro: ‘Signore, dove andremo? Tu hai parole di vita eterna’… e dopo la caduta e io rinnegamento mi lascio risollevare da Te, dal tuo abbraccio: mi affido alla tua umanità, alla tua carne offerta, al tuo cuore che batte per me… e ti seguo con fiducia dove mi vorrai.