“Le mie parole non passeranno”
(Mc 13, 24 – 32)

chiostro-smdcPer noi che viviamo di solo presente, la Liturgia apre una porta nella parete del tempo, perché possiamo guardare oltre; non per anticipare la data di un futuro, ma per imparare a vivere giorni aperti ad esso. Il Vangelo non parla della fine del mondo, ma del senso della storia. Dice parole d’angoscia, eppure ci educa alla speranza, in questa nostra vita che è un impasto di dramma e di delicatezza. Parla di stelle che si spengono e cadono dal cielo, ma il profeta dice che il cielo non sarà mai spento, mai vuoto di stelle: “I saggi risplenderanno come stelle per sempre”. Cadano pure i vecchi punti di riferimento, uomini nuovi si accendano su tutta la terra, e da questa storia che sembra risucchiata verso il basso, “salgano invece nella casa delle luci”. Uomini giusti e santi, uomini e donne in tutto il mondo salgono nella casa della luce: sono coloro che conservano in fondo agli occhi la luce della speranza, che hanno passione per la pace, che inducono il mondo a essere più giusto e più buono, loro “risplenderanno come le stelle per sempre”. Oggi c’è bisogno di piccoli profeti che vivano con semplicità, senza chiasso e senza integralismi il Vangelo nella vita quotidiana. E questi sono come astri del cielo e della storia: basta saperli vedere, basta alzare lo sguardo attorno a noi. Cristo è vicino, sta alle porte, Cristo che è alla periferia della mia casa, della mia città, sta lì, come una porta, una breccia di luce a indicare incontri e offerte di solidarietà e di amore. Se ogni Eucaristia, ogni vita, ogni sera si chiudesse con le parole stesse con cui si chiude la Bibbia (parole di porte aperte, di battenti spalancati, di cuore e di braccia larghi quanto la speranza: “Lo Spirito e la Sposa dicono vieni! E chi ascolta ripeta: vieni”); se ognuno dicesse a tutti e a tutto, a Dio e ad ogni creatura “Vieni”; se dicesse alla persona amata, ma anche all’estraneo e al povero “Vieni”; se dicesse agli uomini giusti e saggi di cui è pieno il mondo “Vieni”; in questa ospitalità reciproca troveremmo il senso dell’Avvento.

Le Sorelle Ministre della Carità