Il vero protagonista della riconciliazione
Chiedersi chi sia il ‘protagonista’ della riconciliazione è una domanda scontata, perché saremmo portati a dire con certezza che il ruolo più importante nel Sacramento della penitenza è del sacerdote che ci accoglie, ci ascolta e ci perdona nel nome del Signore. Alcune volte ciò ci spinge a scappare perché ci pare senza senso parlare con un essere umano come noi. La risposta corretta, invece, indica chiaramente che la persona più importante è Dio o, meglio, lo Spirito Santo. È solo Lui il regista della storia del mondo intero, della Chiesa e della nostra storia personale. La conversione, infatti, è prima di tutto azione della Grazia di Dio che per amore fa ritornare a Lui chi si è allontanato. Non pensiamo a magie capaci di cambiare le persone o a eventi stupefacenti: sono le normali vicende umane che, a poco a poco, toccano il cuore e conducono a comprendere i nostri errori e a porvi rimedio. Solo se incontriamo l’amore del Padre, abbiamo la possibilità di dare la nostra risposta a Lui nel cambiamento di vita e di mentalità. Le diverse parabole raccontate da Gesù indicano proprio nell’iniziativa di Dio l’origine di questo cammino.
Alla fine, avvicinarsi alla confessione, è il nostro modo di rispondere a un Padre che continua a cercarci e a precederci nell’amore e nella misericordia, per restituirci la dignità di figli. Infatti, per noi confessare un peccato è un impegno di memoria, perché si tratta di ricordare ciò che si è fatto, magari aiutati da un esame di coscienza per verificare cosa abbiamo dimenticato. Lo Spirito ci permette di compiere un atto di fede: ci accompagna a riconoscere che quanto ho fatto è peccato. È la lampada della Parola che ci dice quello che nella vita è peccato o meno e non secondo l’opinione pubblica, la mentalità odierna, la cultura, lo Stato, i sentimenti di un momento.
Si apre allora una nuova prospettiva nella vita dei cristiani: confessarsi è incontrare una persona, il vero protagonista di quanto accade e della misericordia che si riceve; diventa un’occasione di gioia e di comunione con lo Spirito Santo percepibile accanto a noi come presenza capace di donare la vita nuova. Il perdono che il Sacramento conferisce è “la vita nuova trasmessa dal Signore Risorto per mezzo del Suo Spirito”: tutti, quindi, siamo chiamati ad essere sempre “uomini dello Spirito Santo”, testimoni e annunciatori della risurrezione del Gesù.
Altri attori nel Perdono
In tutti i Sacramenti, anche se appare poco, è presente la Chiesa. A Essa Gesù ha affidato il mandato di Dio di rimettere i peccati, la missione di continuare la Sua presenza visibile e la Sua azione sino alla fine dei tempi. Nella Genesi l’essere umano è stato chiamato a collaborare con Dio per custodire il Creato; con l’Incarnazione, i discepoli sono invitati a proseguire l’opera della redenzione e a permettere a ogni essere umano di portare a compimento la propria identità di creatura fatta “ad immagine e somiglianza di Dio”.
È entusiasmante sapere che celebrare la Riconciliazione non solo significa ‘parlare con un’altra persona’, ma è essere immersi entrambi nel grande mistero della Chiesa, madre di tutti noi. Altro attore poco conosciuto è il Vescovo della propria Diocesi che, anche se confessa poco, ha un ruolo molto importante. I sacerdoti, infatti, agiscono in comunione con lui e partecipano al potere di rimettere i peccati che “a lui direttamente compete come responsabile della disciplina penitenziale”. È Lui il contatto diretto con gli Apostoli e garantisce la continuità con la comunità cristiana delle origini. Sappiamo tutti che nei primi secoli era il Vescovo che battezzava, cresimava e ammetteva alla Comunione eucaristica; era poi lui a riammettere i peccatori nella piena comunione con la comunità cristiana e con Gesù. Queste cose, nel rito di ordinazione dei sacerdoti, vengono affidate loro come prosecutori della sua missione nel territorio.
Non dimentichiamo poi il penitente, che può essere chiunque, senza distinzione. Essere consapevoli delle proprie povertà è il passo che ci rende protagonisti e ci permette di essere solidali con i fratelli. Il penitente è soggetto attivo: senza di lui non ci sarebbe il sacramento e mancherebbero poi persone disposte a impegnarsi come strumenti della Misericordia di Dio. Accanto a questo va ricordato il sacerdote, che non è un semplice distributore automatico di assoluzioni, un giudice crudele o il proprietario del perdono. Egli mette in atto il ministero di Gesù che va alla ricerca della pecora smarrita, accoglie chi ritorna a Lui, soccorre le ferite. È strumento e segno concreto dell’amore del Padre per i Suoi figli. Da ultimo, accenniamo anche alla vita quotidiana e ai fratelli incontrati: essi sono mezzi nelle mani di Dio per aiutarci a maturare e a migliorare sempre.
A cura di Alessandro Maffiolini