I santi, modelli di misericordia
In questo Giubileo della Misericordia non abbiamo dovuto camminare da soli, ma siamo sempre stati in compagnia di persone che con noi percorrevano la strada che il Papa ci ha indicato. A essi possiamo assegnare tanti nomi, ma quello più adatto è sicuramente “profeti” della misericordia. Sono uomini e donne che, con le proprie intuizioni, vita e parole, hanno annunciato quell’abbraccio del Padre che Cristo ha “raccontato” in tutta la propria esistenza. I loro nomi sono iscritti nel grande libro dei santi e rientrano idealmente nel capitolo dedicato a coloro che possiamo considerare i “beati” del perdono, della carezza divina, dell’accoglienza assoluta, dell’amore gratuito, del dono della propria vita a chi è misero o nel bisogno. Come buoni educatori, essi hanno sempre puntato all’essenziale, non si sono mai persi nei dettagli o in inutili lotte, capaci solo di consumare quell’energia necessaria per portare a tutti l’amore di Dio. Non può esistere un santo che non abbia fatto esperienza personale della misericordia e non sia diventato suo annunciatore con la propria vita. D’altra parte, possiamo affermare senza problemi o timori che non può esistere un cristiano che non sia misericordioso. Il cristiano è inevitabilmente l’uomo della Misericordia, perché essa è il centro del Vangelo annunciatoci. La Chiesa, o meglio ogni comunità cristiana, non può se non ripetere a tutti di essere misericordiosi com’è stato Gesù.
I santi in fondo non svolgono lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia; non seminano nel mondo una filosofia o una via di saggezza. Essi ci dicono a gran voce che il loro esempio e le loro parole hanno lo scopo di manifestare l’amore di Dio che ama ogni persona e dona un significato nuovo ai gesti che si compiono. I santi, a differenza di quanto possiamo pensare, non sono persone speciali o eccezionali, ma sono semplicemente dei battezzati che hanno considerato Cristo come modello di azione e hanno scelto allora di seguirlo con tutte le proprie forze e i propri limiti. Non servono neanche lauree scolastiche o licenze in Teologia per comprendere queste cose: serve solo una libertà pronta a lasciarsi guidare dall’amore del Padre e diventare a sua volta irradiatrice di questa Misericordia che ha incontrato.
Quanto scritto finora trova la sua realizzazione piena in modo speciale nell’Eucaristia, dove possiamo incontrare Gesù risorto e in Lui siamo intimamente uniti a tutti i nostri fratelli e sorelle che abitano la Terra: è spontaneo allora aprire la nostra vita e tutto noi stessi agli altri indipendentemente dalla razza, dalla cultura e dalla religione. In questo modo più spendiamo noi stessi più guadagniamo sia davanti a Dio, sia in umanità. In un certo modo iniziamo già a vivere da santi anche senza accorgerci. Questo è successo anche a quanti nel tempo sono stati canonizzati: non è stato altro che il riconoscere come la loro vita si sia sporcata quotidianamente “dell’odore delle pecore” e la loro storia si sia orientata su strade capaci di umanizzare. La misericordia, in fondo, è pienezza di Dio e degli uomini: è Dio stesso, è diventare sempre più fatti a Sua immagine e somiglianza. I misericordiosi, quindi anche i santi, sono già parte della vita stessa di Dio e ci dicono che è possibile per ogni battezzato assomigliare al Padre, perché Lui è sempre con noi e non ci abbandona mai: infatti, non può che rimanere sempre fedele ai Suoi figli amati.
Invochiamo i santi, questi cristiani come noi, perché ci aiutino a imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, a questa chiamata. Allora metteremo “un mattone in più” per un mondo veramente umano.
A cura di Alessandro Maffiolini