Buon anno nuovo a tutti!
Con la Festa di Cristo Re dell’universo abbiamo vissuto quella che, quando ero piccolo, era chiamata “l’ultima domenica”: si chiude l’anno liturgico passato e si apre il nuovo! La prima domenica di Avvento è quindi per i cristiani il vero Capodanno! L’anno termina con la festa che dichiara Cristo unico Signore, unico Salvatore, unico al quale dovremmo permettere di regnare sulla nostra vita, sul nostro cuore, sulle nostre famiglie e sul mondo intero.
L’anno liturgico, o anno della Chiesa, ha la stessa durata di quello civile, ma ha un differente inizio e, soprattutto, un diverso contenuto. L’anno liturgico è rievocazione e attualizzazione dell’intera storia della salvezza già realizzata ed è, nello stesso tempo, promessa e anticipazione della storia di salvezza che deve ancora realizzarsi. I tempi liturgici vogliono farci rivivere una fase particolare di quella storia; essi sono, per così dire, le ‘stagioni’ dell’anno. Tra essi l’Avvento rappresenta la primavera, stagione di attesa e di promesse.
La differenza può essere trovata nel fatto che l’anno civile, come un cerchio, si chiude su se stesso per lasciare posto a un altro anno ‘uguale’ al precedente; spesso ci si augura, infatti, che il nuovo sia migliore del vecchio. L’anno liturgico invece è più simile a una parabola, a una curva aperta all’estremità: ogni anno è un progredire in avanti verso il compimento di tutte le cose nel Regno di Dio. Ecco la differenza: la Chiesa non si chiude, ma va avanti aperta alla volontà di Dio e alla certezza della Sua presenza, accanto a lei e a tutti i Suoi figli.
Ogni Capodanno liturgico siamo chiamati a vedere quanta strada abbiamo compiuto verso Dio e gli altri e a deciderci ad accelerare i nostri passi per avvicinarci sempre più alla fonte dell’Amore, della Vita, della Gioia e della Misericordia. Proprio la Liturgia, vissuta lungo l’anno domenica per domenica, ci fa vedere che il tempo non finisce, ma rientra nell’eternità. La Liturgia con i suoi sacramenti mostra come con l’ingresso del tempo nell’eternità si trasfigurano tutte le cose. Un giorno anche il tempo di ognuno di noi confluirà in modo definitivo nel Signore. Ogni passaggio durante l’anno liturgico ci richiama a fare una sosta e a vedere con che cosa nutriamo il nostro tempo, come trascorre e cosa lascia nelle nostre mani. Alla conclusione di un anno civile, spesso ci auguriamo la speranza che il mondo migliori, che scompaiano le guerre, le ingiustizie. Siamo noi a dover cambiare il modo di pensare, agire, valutare: solo così può trasformarsi il mondo e non venir meno la speranza.
L’anno della Chiesa è costruito proprio con lo scopo di farci compiere un cammino del genere e guardare a noi stessi prima degli altri. Solo l’incontro profondo con Gesù può permettere di essere persone rinnovate e capaci di portare Misericordia a tutti perché l’abbiamo noi stessi per primi ricevuta e fatta nostra. Da qui comprendiamo il senso di un nuovo anno liturgico: è il dono di Dio che vuole nuovamente rivelarsi a noi, Suoi figli, per entrare in relazione e permettere di amarci gli uni gli altri. All’umanità che non ha più tempo per Dio, Dio stesso offre altro tempo, cioè uno spazio nuovo per riscoprirsi amati e rientrare in se stessi, rimettendosi in cammino con i fratelli e ritrovare il senso autentico delle cose e della vita.
Cari Trecatesi, “abbiamo ancora un anno” per conoscere Gesù ed entrare in comunione con Lui. Buon anno a tutti.
A cura di Alessandro Maffiolini