Figli della luce
Mt 18,21-35
“Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef, 5,8). Questo è l’annuncio che ‘dà il la’ alla sinfonia liturgica della IV domenica di Quaresima, improntata alla gioia (“Laetare Jerusalem!”). Il riferimento al Battesimo è immediato: è il sacramento della Vita e della Luce; nei primi secoli della Chiesa, infatti, i battezzati si chiamavano semplicemente “illuminati” – “fotismoi”, in greco. Noi, ciechi dalla nascita, con il Battesimo siamo stati illuminati da Dio, ricevendo il Suo sguardo stesso: “L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore” (Sam 16, 9) – “Noi fissiamo gli occhi sulle cose invisibili” dice ancora san Paolo (2 Cor 4,18).
La guarigione del cieco nato, su cui l’evangelista Giovanni si dilunga fino ai minimi particolari della vicenda, è una suggestiva ‘icona’ del prodigio del nostro Battesimo, che ci cambia radicalmente la vita. Il Vangelo, dunque, ci narra di quest’uomo che portava in sé il buio e le tenebre fin dalla nascita e che riceve in modo inatteso da Gesù Cristo il dono della vista: quella del corpo e quella dell’anima. Gesù compie su di lui un ‘rito’ umile e sorprendente che dice la Sua personale partecipazione e il contatto anche fisico della Sua umanità che salva.
Con quel fango composto dalla Sua saliva e dalla polvere della terra tocca gli occhi malati di quel cieco e gli dice: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”. L’uomo acquista così la vista del corpo, ma arriverà a vedere anche con gli occhi della fede: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” – “Io credo, Signore!” e Gli si prostrò innanzi.
Accogliere il dono battesimale significa, pertanto, aderire pienamente a Gesù Cristo, entrando nella Sua luce, superando anche le visioni miopi o distorte degli attuali scribi e farisei. Anche oggi il battezzato deve ‘pagare’ il prezzo del suo Battesimo davanti al mondo, che spesso si riveste di scienza e di supponenza, di sarcasmo e di disprezzo. Talvolta dire ad uno che è ‘un cattolico’ significa bollarlo come retrogrado e meschino.
Oggi ravviviamo la gioia del Vangelo, la gioia del credere, con il desiderio di darne testimonianza aperta: “Comportatevi dunque come figli della Luce!” (Ef 5,8).
Don Dino Bottino