La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste: si colloca pertanto come una riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. È Gesù che ci ha fatto conoscere Dio come amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza”. È creatore e Padre; è Figlio fatto uomo, morto e risorto; è Spirito Santo che guida e dirige ogni cosa sulla terra, compresa la storia dell’umanità. “Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno”. Ogni essere umano è chiamato fin dalla nascita a percorrere la stessa strada di Dio e a vivere nell’amore ogni giorno. Un amore diverso da quello che spesso possiamo pensare. Molte persone si sono chiuse agli altri, visti come nemici venuti a rubare lavoro e opportunità. Slogan che spesso diventano motivo di campagna elettorale per guadagnare voti. Questo significa però minare la base della società civile: una nazione o un continente se non si aprono agli altri rischiano di chiudersi e di andare verso una lenta distruzione di se stessi. Spesso accade anche nelle comunità cristiane. Il non sentirsi parte di esse, il non partecipare, il non sostenerle diventa segnale di un forte individualismo, per il quale non esiste altro che la singola persona, centro di ogni diritto.
Il mistero della Trinità può venire in aiuto a ognuno di noi. Essa non vive in solitudine, ma è fonte inesauribile di vita che si dona e si comunica. Guardare l’universo e continuare a scoprire i suoi segreti, ci permette di comprendere sempre meglio che tutto quanto esiste è in relazione con ciò che lo circonda, vicino o lontano. Addirittura possiamo affermare con certezza come “tutto l’essere, fino alle ultime particelle, sia essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore”. Da queste due brevi affermazioni si può allora dedurre come tutto provenga dall’amore, tenda e sia spinto dall’amore. La domanda vera è poi se i battezzati siano mossi da queste certezze e dirigano la propria esistenza unicamente alla luce di Cristo. Questo è il vero problema: seguire il modello del nostro Dio o percorrere altri sentieri che conducono lontano dall’amore e dalla felicità autentica. Non siamo davanti a un sentimento o a un’emotività, ma è “l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo”. Ragionare su questa realtà ci fa bene e ci permette di amare a nostra volta e donarci agli altri come ha fatto Gesù nella Sua esistenza tra noi.
C’è un’attenzione da mantenere sempre: siamo davanti al volto stesso di Dio, di un Padre che cammina senza paura con l’umanità e che gli dona lo Spirito perché Esso insegni quanto noi non sappiamo; ci guidi, ci doni delle buone idee e dei desideri di accoglienza e unità.
Ogni battezzato, ogni trecatese, è chiamato a mettere in pratica continuamente tali insegnamenti, o meglio tali esempi di vita, e a ringraziare Dio perché ci chiama a entrare nella Sua stessa comunione, cioè nella vita eterna. Sono proprio queste ultime parole che anche noi possiamo e dobbiamo far trasparire e donare a quanti incontriamo, senza distinzioni o differenze. Siamo fratelli e sorelle in Cristo, credenti, praticanti, non credenti. La prova più forte del nostro essere cristiani, creati a immagine e somiglianza di Dio, è che solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Senza paura camminiamo su questa strada: Dio ci accompagna e noi possiamo cambiare la nostra vita, la nostra famiglia, le relazioni e addirittura la comunità cristiana.
Alessandro Maffiolini