La terza domenica di settembre è l’occasione per ricordare e festeggiare i due Patroni della nostra città: Cassiano e Clemente, entrambi martirizzati. Una domanda sorge spontanea. Queste due figure, morte per la fedeltà al Vangelo e il desiderio di testimoniare fino in fondo la propria fede in Gesù, hanno ancora qualcosa da dire a noi oggi? Questo perché sono ancora punti di riferimento per unire la nostra Comunità e camminare insieme verso il Signore o sono solo parti di ossa che custodiamo ma che non hanno più alcun significato? Basta vedere il tipo di testimonianza che ogni trecatese realizza quotidianamente. Altrimenti fare spettacoli, cerimonie e altro perde il vero fine, che è quello di alimentare nella popolazione l’attaccamento ai suoi protettori e stimolare la capacità di seguire il loro esempio.
Può essere difficile, anche per l’idea di una fede troppo personalistica e alcune volte un po’ ‘magica’; Cassiano e Clemente, però, ci indicano con chiarezza la strada da percorrere per navigare contro corrente e rimanere sempre a galla. Gesù invita ciascuno di noi “a prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo sulla via dell’amore totale a Dio Padre e all’umanità”, perché “chi non prende la propria croce e non mi segue non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. Perdere per ritrovare: i nostri santi martiri hanno messo in pratica proprio questo. Collocare Gesù sopra ogni altra cosa o persona li ha resi forti nell’affrontare le difficoltà, le sofferenze e nel percepire di non essere mai soli. Mai.
Trecate, o meglio ogni trecatese, dovrebbe entrare in questa stessa logica: essere il chicco di grano che “si lascia cadere sulla terra, si lascia spezzare e, proprio attraverso questo, si apre e può così portare frutto nella vastità del mondo”. Sarebbe bello anche solo riuscire a farlo nella famiglia, nel condominio, nella via, nel quartiere, nel gruppo, tra gli amici: saremmo più simili a Cassiano e Clemente e li festeggeremmo degnamente. Solo così essi diventano nostri contemporanei e assumono il ruolo di guide autentiche per una comunità civile ed ecclesiale, capace di aprirsi agli altri e di riconoscerli fratelli e sorelle in Gesù. E la forza per realizzare tutto questo si può trovare solo dalla profonda e intima unione con Gesù: non è un qualcosa che ci appartiene, ma è esclusivamente un Suo dono fatto a tutti, una sua chiamata rivolta a ogni uomo di buona volontà. Abbiamo la possibilità di dire ‘Sì’ a un sogno: quello di un mondo e di una Trecate migliore e più giusta nel vivere, in cui emerga con chiarezza la centralità di ogni persona e dei suoi reali bisogni, materiali e spirituali.
Cassiano e Clemente ci donano la possibilità di costruire un clima dove costantemente e concretamente si possano superare le varie differenze e nello stesso tempo si possa costruire una vera comunità fondata sul loro esempio e quindi sull’accoglienza, il perdono e l’amore. Abbiamo la speranza che quest’anno possa essere speciale: dopo l’anno della vita consacrata, il Giubileo della Misericordia, gli stimoli del Sinodo Diocesano, Trecate possa trasformarsi in un luogo capace di integrare le molteplici realtà presenti sul territorio e vivere finalmente una festa all’insegna della fraternità e della comunione.
Alessandro Maffiolini