Venerdì sera nel santuario di Boca è accaduta una cosa straordinaria: il Vescovo di Novara ha chiuso ufficialmente il XXI Sinodo Diocesano, attorniato da circa 130 sacerdoti che hanno concelebrato l’Eucaristia e un numeroso gruppo di sinodali laici e di persone. Mi sembra corretto lasciare la parola al Pastore della nostra Chiesa, perché indichi con autorevolezza a tutti il cammino che per i prossimi anni permetterà alle nostre comunità di portare il Vangelo a ogni persona.
Ecco il bimbo è venuto alla luce: quando nasce un bimbo è un dono gioioso, poi diventa talvolta un compito gravoso. Per questo il Sinodo termina, ma il cammino continua. Possiamo esprimere l’eredità del Sinodo semplicemente così: dobbiamo essere una “chiesa di pietre vive”! L’espressione è tratta dalla Prima Lettera di Pietro. Cristo è la pietra viva, la roccia sicura, che bisogna scegliere. Notiamo il bel gioco di significati. È Pietro che parla! Pietro è la roccia su cui viene edificata la chiesa. Egli però rinvia alla pietra angolare che è Cristo, senza la quale la chiesa è costruita sulla sabbia. Su Gesù roccia viva, anche noi come “pietre vive” dobbiamo lasciarci edificare come “casa spirituale”, costruita da un tempio di persone, che devono esercitare un sacerdozio santo nella vita quotidiana di ogni giorno”. Non bisogna sbagliare il fondamento, che è il Signore Gesù. Bisogna avvicinarsi a Lui, cercarlo, amarlo, seguirlo, sceglierlo ogni volta come il centro, come colui che sta sopra ogni cosa e che è presente tra noi quale motivo reale della vita buona. Bisogna lasciarci edificare come una costruzione di pietre vive. Entrare nella chiesa è un dono: siamo chiamati, scelti e come la pietra, che è materiale inerte e amorfo, siamo vagliati, sgrossati, sagomati e scalpellati per essere incastrati e uniti al fine di costruire un edificio spirituale. L’agire pastorale della Chiesa chiama i credenti a esercitare un sacerdozio. Non si va in chiesa a celebrare il culto per poi tradurlo nella vita. Questo ha già separato ciò che è originariamente unito. La vita nell’amore e nella carità, la vita umana degna d’essere vissuta, è fatta di legami e di riti. Diventa “vita nello Spirito”, se quei legami e quei riti si lasciano toccare dalla grazia del Signore, dalla sua presenza che offre sé stesso per noi. Questa è la chiesa di Gesù!
È chiaro, caro lettore, che il Sinodo ci chiede con forza di essere Chiesa e Comunità in modo nuovo. Non è solo uno stare bene insieme, ma è chiamato ad esercitare un “camminare bene insieme”. Ogni pietra ha il suo posto: “Chi sta presso l’entrata può favorire l’ingresso, chi sta nel portico fa passare dal profano al sacro, chi è nella navata accoglie la vita della gente, chi sta nel presbiterio fa transitare al santo, chi è nell’abside intravvede lo sguardo del Cristo benedicente e creatore di tutte le cose”. La Chiesa altro non è che la casa di tutti. Non un gruppo di eletti o prescelti, ma una comunità di persone che hanno in vari modi sperimentato la Misericordia del Padre e ora trasmettono solo tenerezza e carità. La Chiesa allora non può se non gioire per il lavoro compiuto dai suoi figli presenti nel territorio della Diocesi di Novara; per la riflessione effettuata, per l’impegno messo in un cammino di quasi tre anni; per le ore dedicate a riflettere e discutere insieme. È arrivata a porre linee sagge per aiutare ogni comunità parrocchiale a uscire verso il mondo con uno slancio rinnovato e uno sguardo capace di discernere il tempo presente per portare a tutti la gioia del Signore Risorto.
Alessandro Maffiolini