Giovanni è presentato nel cammino di Avvento come profeta e precursore: ha la funzione d’indicare ai suoi ascoltatori la strada da percorrere e gli atteggiamenti da vivere per prepararsi ad accogliere il Messia. È bello che per accogliere Gesù innanzitutto occorra prepararsi. Non è sufficiente far scorrere il tempo, attendere che arrivi il 25 dicembre, dirsi “Auguri”, scambiarsi i regali. Per Giovanni accoglienza equivale a conversione e mostra anche un aspetto importante di questa: in altre parole, l’unità tra vita e predicazione, cioè tra dire e fare.
“E Giovanni prepara i suoi ascoltatori alla venuta del Signore conducendoli a fare verità in se stessi: la confessione dei peccati è segno della volontà di ritrovare la rettitudine del proprio cammino davanti a Dio”. La conversione prende avvio da questo coraggio di ritrovare la propria verità e dall’umile riconoscimento che da questa molte volte ci si è allontanati.
“Ciò che si oppone al coraggio della verità è l’ignavia di chi vive la fede come una ‘polizza assicurativa’, come una riserva di certezze”. Possiamo, sì, incontrare molteplici prove, stanchezze, tentazioni di addormentarci, di mollare. Alla luce della Parola dobbiamo però richiamare a noi stessi e al nostro cuore che la vita è un dono di Dio e che Gesù ce ne rinnova la bellezza, proponendone a tutti la grande dignità.
Passo dopo passo, nell’Avvento è possibile riscoprirsi figli di Dio sul modello di Gesù: è una vita vibrante che abbiamo davanti nella misura in cui abbiamo la volontà di camminare nel deserto, cioè nella via dell’umiltà e dell’altruismo, mettendo da parte il nostro egoismo e la nostra volontà di prevalere sempre sulle altre persone, cioè sui nostri fratelli e sulle nostre sorelle. Nella vita va indicato sempre chi abbiamo scoperto e incontrato: Dio in Gesù ci rivela il Suo grande amore per noi uomini e la Sua grande fiducia nella nostra capacità di amare e di soccorrere gli altri. È presa di coscienza che il Regno di Dio si è fatto vicino e non è più possibile esitare, indugiare, perdere tempo. D’altra parte, è anche rivelazione chiara che il cambiamento è possibile, che il peccato non è l’ultima parola, che le situazioni capaci di bloccare e fermare una vita e la volontà umana possono essere sciolte.
“Vi è qualcosa di non cristiano, oltreché di profondamente triste, nelle espressioni che a volte affiorano sulla nostra bocca: Io non cambierò mai, Io sono così e non ci posso fare niente”. Ecco un altro passo che possiamo fare guidati da Giovanni. Recuperare il nostro essere autenticamente cristiani. Smettere di vedere attorno a noi solo nemici o persone che vogliono ‘fregarci qualcosa’: quante volte noi cosiddetti ‘cristiani’ viviamo così e non abbiamo la disponibilità ad amare chi ci sta accanto, anche quando questo può sembrare difficile. Il tempo di Avvento è segnato dal tema della luce, che spesso accendiamo visivamente nelle celebrazioni, ma che vuole richiamare la luce che proviene dalla Parola di Dio e da Gesù, che è la Parola di Dio fatta carne.
“Guardando a Lui impariamo la bellezza che tanto desideriamo e che, se davvero guardiamo a Lui, possiamo far nascere di nuovo, più bella”. Cari amici e amiche, tentiamo tutti di farci guidare in quest’attesa. Giorno dopo giorno, nel tempo di Avvento possiamo realmente cercare il Signore nella nostra vita. Siamo certi di trovarlo e di avere da Lui “la grazia di riscoprirlo e di aiutare anche altri fratelli ad andare verso il Natale”.
Alessandro Maffiolini