Vogliamo cercare brevemente di comprendere come la modalità “Grest” può essere istruttiva anche per la comunità cristiana che la sostiene e la genera. Infatti, non riguarda solo l’Oratorio, ma anche la comunità degli adulti, in cui l’oratorio stesso è inserito e ne è emanazione di fiducia e attenzione ai giovani. Innanzitutto dobbiamo richiamare come l’uomo possa agire bene solo rimanendo nel giusto rapporto con Dio, altrimenti il rischio e di fare per mettersi in mostra, un fare fine solo a se stesso e alla gloria personale. Difatti quando usciamo per scelta dalla relazione con Dio, notiamo che entrano anche in crisi tutte le relazioni fondamentali con se stesso, con gli altri e con il creato stesso: questi si trasformano in puri oggetti da gestire come vogliamo con il solo scopo di trarne vantaggio personale. La nostra fede ci dice come queste tre relazioni siano vitali e connesse: la loro rottura influenza sia il “fuori di noi” sia “il dentro di noi”. Questo è molto male perché distruggiamo l’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato “per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate”. Nel Grest, grazie al cammino di preparazione, agli scambi interpersonali, alle sincere verifiche serali e settimanali, si cerca di superare quest’ostacolo che potrebbe impedire la buona riuscita dell’iniziativa. Certo è un’occasione speciale e ricercata, perché necessaria alle famiglie e desiderata, almeno per quel mese, da un bel gruppo di animatori delle scuole superiori. Questo assomiglia molto a quanto accade anche nella comunità degli adulti, alcune volte mossi più dall’interesse personale e dal desiderio di un ruolo importante che dal mettersi a servizio degli altri e della Chiesa. Questo si nota da molti comportamenti e dall’incoerenza tra parole e azioni. Diverse volte i vangeli non si soffermano a descrivere un miracolo: per loro l’unica cosa importante è il fatto che Gesù si gioca in prima persona e paga le conseguenze del suo agire: va a ricercare le persone, anche le escluse, si presenta a loro e non teme di essere giudicato e criticato. È degno di nota anche il fatto che Gesù cerchi costantemente una relazione interpersonale: non vuole applausi o incensazioni, desidera solo entrare in comunione con noi. È l’amicizia evangelica quanto occorre ricercare con costanza e coraggio, perché è l’unico modo di costruire relazioni con le altre persone: solo allora esse saranno autentiche e vere e la comunione sarà parola effettiva anche tra gli adulti della comunità cristiana e non solo un’espressione detta per “dare fiato alle corde vocali”. Certamente nel Grest si costruiscono rapporti importanti che hanno il solo limite di essere ridotti al mese di attività; si diventa amici, ci si confida, si comunica, si mette il proprio tempo a disposizione degli altri senza paura di faticare, si fa quanto si può con tutte le proprie qualità ed energie; si cerca di essere se stessi. In una comunità invece si ha la possibilità di poter sviluppare queste cose in tutto l’anno senza interruzioni. Si può costruire qualcosa. Obbligatorio è però scendere dal proprio piedistallo e iniziare a comunicare. Un battezzato è chiamato anzitutto ad agire bene, mettendo in gioco se stesso e, alla luce del Vangelo, deve tenere presente il bene degli altri. Ognuno è responsabile nei confronti di Dio e dei fratelli e sorelle che gli sono messi accanto quotidianamente. Riprenderemo questo discorso. Nel frattempo: tutti AllOpera per una comunità cristiana pronta a cambiare.
don Alessandro Maffiolini