Da alcuni anni la comunità dei credenti chiude il tempo dell’anno liturgico alzando lo sguardo sul volto di Cristo, unico e vero Signore della storia. I flutti irrefrenabili delle vicende umane, gli intrecci di violenza e di pace, i contrasti di luce e di tenebre approdano lì: nel mistero di Cristo Re dell’universo. Nessuno per quanta autorità o potere possa avere, compreso quello di sganciare le bombe nucleari o di affamare un popolo, può avere la parola definitiva. A Cristo appartiene il diritto di pronunciare l’ultima parola. Solo a Lui. Questo non è per spaventare, ma è per aiutare a mettere nel giusto ordine le priorità della vita e vivere così da veri cristiani, da autentici figli di Dio. E così, “di fine in fine del tempo sacro, si arriva alla fine definitiva della storia, in cui il Cristo Risorto consegnerà il regno a Dio Padre”. Certo è un re non a misura di uomo; non corrisponde ai criteri umani di regalità, non si è seduto su troni dorati per innalzare il Suo potere. Ha manifestato la Sua regalità e il massimo del suo potere su una croce, umiliato e preso in giro da tutti. È proprio uno strano re. Ci comunica però il vero potere che anche noi cristiani dovremmo esercitare nella nostra vita. Inoltre, Cristo non è re di un altro mondo, ma è re in un altro modo. È la contrapposizione tra due logiche che continuano a scontrarci anche oggi. La logica mondana è basata sull’ambizione, sulla competizione, combatte con le armi della paura, del ricatto e della manipolazione delle coscienze. La logica del Vangelo, cioè la logica di Gesù, invece “si esprime nell’umiltà e nella gratuità, si afferma silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità. I regni di questo mondo a volte si reggono su prepotenze, rivalità, oppressioni; il regno di Cristo è un regno di giustizia, di amore e di pace”. È troppo scomodo Dio, sono troppo invadenti quelli che ci credono. Per di più professano la fede in un perdente, in un uomo sconfitto dal potere. Quando i cristiani cercano di portare la loro specifica testimonianza, sono accusati d’incoerenza, falsità, di essere retrogradi, di essere fermi al passato. “Eppure siamo qui, ancora oggi con Gesù Cristo, Re dell’Universo che si manifesta al mondo attraverso di noi, la Chiesa, la sua Parola e il Suo Nutrimento che sostengono il cammino, alle prese con l’eterno giudizio dell’uomo su Dio, con la solita riluttanza del mondo ad accettare l’idea di un Dio perdente”. Come cristiani e come battezzati, allora, siamo chiamati a partecipare sempre più alla regalità di Cristo “immischiandoci” nei fatti del mondo, “subendone lo stesso giudizio ma confidando in Chi ha trasformato la croce, simbolo di sconfitta, in un trono sul quale ha sconfitto il nemico che nessun potente della terra può vincere da solo: la morte”. In questa logica, potere significa anche donare la vita per il mondo sul modello di Gesù. Meglio sarebbe dire che Gesù ha sacrificato la vita per me. Mitezza, umiltà, amore sono la vera forza del regno di Cristo. Per questo, come ricorda papa Francesco, “la regalità di Gesù non ci opprime, ma ci libera dalle nostre debolezze e miserie, incoraggiandoci a percorrere le strade del bene, della riconciliazione e del perdono”. Bello, anzi dirompente all’ennesima potenza, vivere come comunità cristiana e singoli in questo modo, abbandonando ogni logica di partito, di gruppo, di proprietà, di potere conteso. Così mostreremo al mondo intero, anche a chi comodamente non crede in Dio, la possibilità di vivere Cristo nella nostra vita e nelle nostre scelte quotidiane. È possibile. Crediamo che con lo Spirito Santo potremmo incamminarci su questa strada.
don Alessandro Maffiolini