La Giornata Mondiale contro il cancro infantile è stata istituita dall’Organizzazione mondiale della Sanità. A oggi l’evento annuale, è promosso da una rete globale di 188 associazioni e reti di associazioni di genitori in 93 paesi e 5 continenti. È la più grande rete esistente nel mondo a supporto dei pazienti con il cancro e i loro familiari. La Giornata si basa sulla convinzione che ogni bambino con il cancro meriti la migliore assistenza medica e psicosociale possibile, indipendentemente dal paese di origine, razza, situazione finanziaria o classe sociale. Chi la promuove e sostiene crede inoltre che la morte per il cancro infantile sia evitabile, con una diagnosi tempestiva e accurata, la disponibilità e l’accesso ai farmaci e una cura e un trattamento adeguati. Ogni anno in Italia circa 1380 bambini e 780 adolescenti si ammalano di tumore. Sono numeri ancora relativamente elevati, rispetto agli Stati Uniti e ai paesi dell’Europa settentrionale. Un dato incoraggiante è che nell’ultimo decennio l’andamento dell’incidenza di tutti i tumori maligni nei bambini (0-14 anni) è stazionario. Negli adolescenti (15-19 anni), al contrario, l’incidenza di tutti i tumori maligni è aumentata in media del 2% l’anno. Da rilevare che almeno il 50% dei farmaci non è autorizzato per l’uso pediatrico: si adattano ai bambini medicine per adulti. Negli ultimi 10 anni in Europa, a fronte della sperimentazione di 50 nuovi farmaci anticancro per adulti, soltanto 2 sono stati quelli studiati per l’età pediatrica. Questa giornata, celebrata il 15 febbraio scorso, è un’importante occasione per riaffermare l’impegno dei genitori italiani nella lotta contro i tumori infantili, nello sviluppo della cultura della prevenzione e della tutela dei diritti dei malati. I cristiani, innamorati della vita, grazie agli insegnamenti di Cristo, hanno la possibilità di diffondere una cultura della vita, fatta di atteggiamenti, di comportamenti. Deve diventare sempre più una vera cultura popolare, seria, accessibile a tutti, e non basata su interessi commerciali. La Chiesa in generale può andare incontro alle famiglie che hanno bisogno di essere accompagnate in un cammino di prevenzione; un cammino che coinvolge le diverse generazioni in un “patto” solidale; un cammino che valorizza l’esperienza di chi ha vissuto il faticoso percorso della patologia oncologica. È necessario andare alle periferie dove abitano le persone costrette ai margini delle comunità e delle relazioni: la malattia può distruggere ritmi e relazioni. Ogni battezzato costituisce uno strumento consapevole della grazia. Dall’altra il prendersi cura testimoniato ogni giorno dai battezzati con tante persone ammalate, “è una ricchezza inestimabile per la società: ricorda all’intera comunità civile ed ecclesiale di non aver paura della prossimità, non aver paura della tenerezza, non aver paura di “perdere tempo” con legami che offrano e accolgano sostegno e conforto reciproco, spazi di solidarietà autentici e non formali”. Prendo una prima conclusione di questo breve articolo da un messaggio di facebook postato da una mia cara amica. “Penso che sia importante e necessario continuare a offrire programmi per rendere il percorso di malattia più tollerabile, e che sia ugualmente importante far sentire le nostre voci o ancora donare in favore della ricerca sui tumori pediatrici, ma penso anche che, finché non saranno i governi a prendere la situazione in mano, mettendo la ricerca sul cancro infantile e l’abbattimento della diseguaglianza nell’accesso alle cure, fra le priorità, le cose non cambieranno davvero. Ecco perché è importante parlarne sempre di più, far arrivare le nostre voci e quelle dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie a chi può prendere delle decisioni in grado di determinare il futuro di tutti noi”.
don Alessandro Maffiolini