Caro lettore, cara lettrice, siamo nella settimana che la chiesa dedica alla solennità del “Corpus Domini”, del “Corpo del Signore”. Desidera essere un modo per far riflettere come l’Eucaristia costituisca la sorgente della vita stessa della Chiesa e della vita di ogni figlio di Dio. Potremmo dire che ha uno scopo pedagogico, cioè educativo; quello di renderci attenti, consapevoli ed entusiasti della realtà del mistero eucaristico. L’uomo, secondo san Paolo VI, “è un essere che si abitua alle cose straordinarie e spesso ne riconduce l’impressione eccezionale d’un dato momento entro un’espressione convenzionale e superficiale ordinaria”. Anche verso l’Eucaristia può accadere questo: ci fermiamo solo all’esteriorità, senza entrare nel profondo, e tutto perde significato e attrazione. Svuotiamo di senso ciò che è necessario alla nostra esistenza. Da questo Sacramento dell’amore, infatti, scaturisce ogni vero cammino di fede, di comunione e di testimonianza. Quello che vediamo quando ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia, la Messa, ci fa già intuire che cosa stiamo per vivere. “Al centro dello spazio destinato alla celebrazione, si trova l’altare, che è una mensa, ricoperta da una tovaglia, e questo ci fa pensare a un banchetto. Sulla mensa c’è una croce, a indicare che su quell’altare si offre il sacrificio di Cristo: è Lui il cibo spirituale che lì si riceve, sotto i segni del pane e del vino”. Inoltre, “accanto alla mensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cui si proclama la Parola di Dio: e questo indica che lì ci si raduna per ascoltare il Signore che parla mediante le Sacre Scritture, e dunque il cibo che si riceve è anche la sua Parola. Parola e Pane nella Messa diventano un tutt’uno”. Dovremmo aggiungere una breve affermazione: non è un semplice ricordo di un qualcosa di accaduto nel passato. Ogni volta che prendiamo parte all’Eucaristia, partecipiamo al mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo; ossia si attualizza e si rende presente l’evento della morte e risurrezione di Cristo. “Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli”. In questo modo è evidente come grazie all’Eucarestia, la nostra vita si “trasforma in un dono a Dio e ai fratelli”. È solo attraverso l’Eucaristia, infatti, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi tutti possiamo diventare una cosa sola con Lui. In tal senso, ricorda papa Francesco, “nutrirci di quel “Pane di vita” significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale. Le stesse cose che Gesù ha fatto“. Visto che non è un trattato di teologia, ne un articolo fatto da un esperto o da un Pastore, mi avvio ad una conclusione provvisoria. L’Amore ricevuto da Cristo nell’Eucaristia è comunione con Lui e per questo si trasforma e si manifesta in comunione nostra con i fratelli, cioè con tutta l’umanità. Quanta sofferenza nel vedere come questo sia difficile da realizzare tra noi cristiani e anche tra chi ha vocazioni particolari. Comunque, caro lettore, cara lettrice, camminiamo sulle strade del mondo sapendo di aver Lui al fianco, sorretti dalla speranza di poterlo un giorno vedere a viso svelato nell’incontro definitivo.
don Alessandro Maffiolini