Es 22,21-27/ 1Ts 1,5-10 / Mt 22,34-40
Amare
Trovo bellissimo iniziare il mio commento parlando d’amore. Bello perché l’amore, in fondo, è ciò che cerchiamo in tutte le cose, in ogni sguardo, in ogni situazione anche se stentiamo a capire cosa renda possibile il perdurare nell’amore. È un paradosso di cui facciamo continuamente esperienza: in noi è forte il desiderio di amare e di essere amati eppure stentiamo a trovare una situazione in cui l’amore perdura. Peggio: nel mondo fragile in cui viviamo il concetto stesso di amore è diventato ambiguo. Resto allibito quando, dopo un femminicidio, l’assassino, di solito un ex-marito o fidanzato afferma di avere ucciso perché la amavo troppo. Andiamoci piano, allora, perché non sappiamo bene in cosa consista l’amore. Oggi il vangelo parla d’amore perché l’amore lo riassume. E, ad essere ancora più precisi, l’intera Scrittura parla d’amore. Quando i farisei chiedono a Gesù di indicare quale sia, a suo avviso, il più importante fra le miztvoth, i precetti, il Signore non ha dubbi: amare. Bella storia.
I comandamenti
Sapete che le dieci parole, impropriamente tradotte nella nostra lingua come dieci comandamenti, erano le indicazioni che il Dio liberatore di schiavi aveva regalato al popolo di Israele e a noi come indicazioni per un percorso verso la pienezza e la felicità. Ma erano considerati dai devoti troppo interpretabili, spaventati come siamo, soprattutto noi gente di fede, dall’impegnativo dono della libertà. Allora nel corso degli anni si erano aggiunti una selva di norme, minuziose e talora incomprensibili, che toglievano al devoto l’arduo compito di discernere. Erano diventate 613 le norme da rispettare, la qual cosa creava qualche difficoltà anche solo a ricordarle tutte. Così la domanda quale fossero le più importanti riecheggiava spesso nelle scuole dei rabbini. Quali precetti sono più importanti? Tutti, rispondevano i farisei, pretoriani della fede. Solo quelli di Mosè argomentavano i sadducei, conservatori impenitenti. Gesù risponde come altri rabbini, all’epoca più famosi di lui, abitualmente rispondevano: amare Dio e amare il prossimo. Il primo comandamento è una preghiera, lo Shemà, in cui il popolo di Israele era invitato ad amare Dio con tutte le forze, il cuore, la mente. Il secondo è l’amore verso il prossimo come verso se stessi. Carino, bello. Cioè?
Ama Dio
Si può comandare d’amare? No, certo. Esiste un comandamento prima del primo, il comandamento zero che ci deriva dall’intera Scrittura: lasciati amare. Allora il nostro amore diventa una risposta. La risposta. Ama con tutto, dice la preghiera. Con tutto ciò che sei, con tutto ciò che puoi. Se ti scopri amato puoi davvero amare Dio. Puoi osare dando tutto te stesso. Come vorrebbe fare l’innamorato. Perché sei amato diventi capace di amare. Ama con l’emozione e la passione, ama con la forza e la concretezza, ama con intelligenza. Ama meglio che puoi. Perché puoi amare dell’amore con cui sei amato.
Simile
In Matteo Gesù dice che il secondo comandamento è simile al primo. Ormai Dio e il fratello sono posti sullo stesso piano. Nessuna dicotomia, nessuna classifica, né ambiguità. L’amore che scopri in te ti è sufficiente per amare tutto e tutti. Dio e gli altri. Perché l’amore non si divide ma si moltiplica e si amplifica. Ami Dio ritrovando il suo sguardo in quello dei fratelli. Ami i fratelli con l’amore che hai scoperto di avere nel cuore. Non esiste più, in Dio, il rischio di odiare gli altri nel suo nome, di inventarsi dei nemici. Impossibile, agli occhi di Dio. Ora umano e divino sono fusi in uno stesso cuore, quello di Cristo. Di più: divento capace di amare gli altri con l’amore che mi proviene da Dio solo se, alla luce dell’infinita tenerezza e compassione del Signore, imparo ad amare me stesso riconoscendo le mie ombre, accogliendo la luce che mi è donata. Non sono il nano delle mie paure. Né il gigante del mio narcisismo e delle mie ambizioni. Io sono io. Scintilla della presenza di Dio, capace di riconoscere e fiorire l’anima se orientato verso l’assoluto che sono e che mi riempie. Allora amo gli altri non perché particolarmente amabili o simpatici ma perché amati da Dio che di noi vede solo il capolavoro che aveva in mente quando ci ha creati. Sì, bello seguire questi comandamenti. Bello amare.