La lontananza da Dio, l’infedeltà personale o di un intero popolo, oggi forse, potremmo dire, l’infedeltà di noi battezzati o della Chiesa, conducono all’esilio, alla schiavitù. Con il peccato che entra nel cuore, cadono le nostre difese dai nemici e dal male: corriamo il rischio di distruggere quanto è prezioso in noi, l’innocenza ricevuta col battesimo e la libertà dei figli di Dio. Diventiamo ostili a chiunque non condivida le nostre idee o non ci piaccia. Ma Dio non smette mai di intervenire per liberare, ricostruire, risanare servendosi di ogni strumento necessario. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Gesù parla della sua prossima morte in croce e aggiunge: “Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. È una vera e propria rinascita quella che ci è offerta, una riscoperta della Luce e della Verità da accogliere con fede e desiderio, da preferire alle tenebre, al peccato e alla morte. È il mistero della Pasqua, il mistero della morte e della risurrezione che si apre in noi e manifesta al nostro spirito quando con l’intensità della fede, dell’amore e della gratitudine volgiamo e fissiamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto. È quanto siamo invitati a fare in preparazione alla ormai prossima Pasqua per viverla e goderla con la migliore intensità. Nonostante le preoccupazioni della pandemia è possibile vivere in noi la risurrezione di Cristo. Fermiamoci senza indugio davanti al Crocifisso, per sintonizzare su di lui la nostra anima, la nostra mente, il nostro cuore. “Colui che è stato innalzato da terra richiama tutti a uno sguardo di fede: è lo sguardo di chi attinge la verità dalla sua Parola, la vita dal suo Sangue versato, la forza dall’acqua e dallo Spirito effuso dal suo costato”. Non è una visione per fuggire dalla realtà. Guardare il Crocifisso con gli occhi della fede significa fare della nostra vita la risposta adatta all’amore del Padre. “Egli non ha risparmiato il suo Unigenito, ma lo ha dato per noi, perché anche noi, uniti a Lui, possiamo fare della nostra vita e del nostro corpo un dono di vita per il mondo”. Quanto è bella questa frase. Anche noi diventiamo dono agli altri non per la nostra simpatia o capacità di far ridere, ma nella misura in cui realizziamo la volontà del Padre nella concretezza della nostra quotidianità. È mettersi completamente nelle Sue mani e farci guidare da Lui. Da qui la necessità che tutti gli uomini e le donne abbiano la possibilità di guardare sempre a Cristo Crocifisso, di vederlo, di contemplarlo e sentirlo vicino alla nostra vita. Lui è la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio. “Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi”. Inoltre, “solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti”. Da queste brevissime considerazioni, abbiamo allora capito come la risposta che il Signore appassionatamente desidera da noi è prima di tutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui. Accettare il suo amore, però, non è sufficiente. Occorre corrispondere a questo amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli altri: “Cristo mi attira a sé per unirsi a me, perché impari ad amare i fratelli con il suo stesso amore”. Questo, siamo certi, si può realizzare anche in mezzo a noi.
don Alessandro Maffiolini