Il mese che stiamo per iniziare è segnato dalla solennità di Tutti i Santi. È un po’ la festa nazionale dei credenti, il giorno in cui ognuno può riconoscersi come membro di un popolo. Siamo in cammino verso un qualcosa che non appare ancora con chiarezza, ma di cui intravediamo i contorni grazie alla fede. È il popolo delle Beatitudini: in mezzo alla prova è testimone di pace e di misericordia. Non è sempre facile, perché si tratta di affrontare anche l’incomprensione, l’insulto o addirittura la persecuzione e la solitudine. Il mondo valuta la riuscita col denaro e la felicità con il potere raggiunto. È difficile camminare coni Santi: è più semplice denaro, potere e imbrogli. Scopriamo sempre più che il Regno di Dio non è relegato all’aldilà: i miti e gli umili, i misericordiosi e i costruttori di pace sperimentano già ora il grande amore di Dio per loro. Gli ultimi e i meno applauditi da noi diventano i primi agli occhi di Dio. Cambiare il nostro guardo è fondamentale per intraprendere una strada nuova capace, col tempo, di distruggere una mentalità sempre più pagana e centrata sul nostro egoismo. Così possiamo diventare persone che raccontano con la vita il Dio in cui credono con tutte le loro forze.
“Per quanto riguarda la nostra fede e la nostra vita dobbiamo sentirci dipendenti da questi nostri fratelli santi che, in molti casi, sono i nostri intercessori umili, silenziosi, discreti, schivi”. Abbiamo davanti agli occhi e pensiamo a tante mamme; a quanti faticano nel lavoro; alle molte vite giovani spezzate; a quanti nella loro vita, anche se con difficoltà, hanno saputo perdonare; alle persone felici ogni qualvolta potevano compiere gesti di bontà; a tanti uomini e donne di buona volontà stroncati da mali incurabili. “Questi nostri fratelli, rispetto ai “grandi santi” del calendario, possono sembrare marginali. Ma in questo sta la loro grandezza. I margini sono gli spazi bianchi che contornano un testo. E sono utili perché lì si può scrivere ciò che si vuole”. Solo se scegliamo di camminare insieme con loro abbiamo la capacità di promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano e più accogliente.
Tutti siamo chiamati a essere santi, a essere uomini e donne autentici chiamati a fare piccole cose che sono grandi agli occhi di Dio. L’essere santi, quindi, è la nostra identità di battezzati. Il cristiano che vive il proprio Battesimo e cresce in questo sino a portarne a maturazione la fede è santo, anche senza essere proclamato tale dalla Chiesa. Ecco allora che noi possiamo essere santi e rendere testimonianza a Dio con la nostra vita. Noi siamo credenti che possono vivere secondo le beatitudini evangeliche, gente che cerca il Signore e lo mette al primo posto nella propria vita.
Essere cristiani non è facile, ma è possibile! Vi sono momenti in cui la fede è messa alla prova e possiamo cadere nella confusione. Sperimentiamo la nostra fragilità e debolezza: ci sentiamo perduti e ci domandiamo se il nostro non è stato solo un bel sogno, destinato a scontrarsi con la realtà. Io per primo e tutti noi, avvertiamo di essere pochi, di non contare granché e la nostra lotta per il Vangelo ci sembra una battaglia persa; ci sentiamo annegare in un fiume di parole e di gesti che vanno in senso contrario e “ci domandiamo se verrà mai il giorno in cui si realizzeranno le promesse del Signore; abbiamo come la sensazione di essere abbandonati a noi stessi”. Senza paura, confidando nell’intercessione dei santi, camminiamo con loro per annunciare il Vangelo e portare a tutti l’amore del Padre.
don Alessandro Maffiolini