In questi ultimi anni cerco di dare una collaborazione in oratorio sia nella settimana sia nella domenica sia per il Grest. Una cosa mi ha colpito specialmente in questi ultimi anni di pandemia: pur avendo un minor numero di animatori, mi stupiva la amicizia tra loro e il rapporto con le persone adulte e i sacerdoti. La disponibilità a mettersi a servizio, a mettersi in gioco e donare il loro tempo agli altri gratuitamente. Questa è la chiesa bella. La chiesa brava può anche stupire con effetti speciali, “ma non attirare nessuno, perché siamo degli individui ciascuno di noi, bravo, competente, capace, fantasioso, ma separati”. La Chiesa che attira, invece, è quella che si porta dentro una vita diversa e questa è la vita stessa di Dio, la linfa nel tronco, che è esattamente la comunione tra di noi. Ogni parrocchia ha sempre proposto attività molto consistenti: grest, campi scuola e altro, in cui concentrare un poco momenti intensi e capaci di far vibrare il sentimento. Forse bisognerebbe aggiungere anche relazioni più lente, meno episodiche e più durature, per essere più volte presenti nella vita degli altri. “E sapete tutti voi che siete educatori, che si educa con la presenza e si educa anche con l’assenza. Si educa creando, aprendo degli spazi, non essendo troppo ingombranti nella vita degli altri. Ma educare significa rispondere a uno che ti dice:“aiutami a fare da solo, aiutami a crescere”. Ecco la cura della vigna, soprattutto la cura dei germogli più giovani, i nostri ragazzi”. Spesso mostriamo un volto inadeguato a infondere coraggio: siamo più capaci a lottare tra di noi e a metterci in mostra per il potere che ad essere realmente fratelli e sorelle. Tante volte le molte parole sono solo vuoti rumori che pronunciamo e che non aiutano per niente a camminare insieme e crescere in Cristo. Ricordiamo che la maggioranza assoluta dell’umanità e degli abitanti dei nostri paesi non si riconoscono nella Chiesa cristiana e hanno altre religioni o non credono in niente. Diversi però possono essere cercato ridi senso nella propria vita. Io ritengo e ho sempre visto che lo Spirito è davanti a me, almeno di un passo lungo. “Che arriva prima e che è già lì che ha toccato il cuore di tanti cercatori di senso, di tanti uomini e donne che sono inquieti”. Penso, ad esempio, come nella pandemia, tante persone si sono messe a servizio degli altri e hanno saputo vivere la pratica evangelica della carità sui loro luoghi di lavoro, esponendosi anche a rischi. E mettere a rischio la propria vita per il bene dei fratelli e delle sorelle, è modo concreto di mostrare, anche senza saperlo, come Cristo è al centro della nostra vita. Lo spirito è davanti a noi di un passo. E lo spirito lavora nel cuore di tanti: la Chiesa è là dove lo Spirito sta attirando uomini e donne al Signore Gesù. A noi l’invito a seguire questo Spirito Santo per diventare anche una comunità che dona la “Sua gioia”. Noi dobbiamo passare da un cristianesimo del dovere, dell’impegno, a un cristianesimo del frutto, della fecondità, dell’abbondanza di vita. Ecco che possiamo attirare con relazioni sane, autentiche, vere, profonde e continuative. La vera gioia diventa contagiosa: una comunità di gioia e di fraternità potrà mostrare il volto bello di Dio a tutti senza distinzioni e paure. Potrà così avere “la porta” sempre aperta a tutti e addirittura avrà la capacità di uscire e accompagnare altre persone e a incontrare Cristo anche nella comunità stessa.
don Alessandro Maffiolini