Presentiamo un adattamento di alcune riflessioni che papa Francesco tiene nella Messa mattutina celebrata nella cappella della “Domus Sanctae Marthae” (Casa di santa Marta) in Vaticano.
Col Vangelo in tasca. È fondamentale “leggere la storia di Gesù: sì, il Vangelo è la storia di Gesù, la vita di Gesù, è Gesù stesso, è lo Spirito Santo che ci fa vedere Gesù lì”. Per questa ragione Francesco ha voluto rinnovare il suo consiglio: “Per favore, fate questo: tutti i giorni un passo del Vangelo, piccolino, tre minuti, quattro, cinque”. Proprio leggendo il Vangelo si capisce; “e questo lavora dentro: è lo Spirito Santo a fare il lavoro dopo. Questo è il seme. Chi fa germogliare e crescere il seme è lo Spirito Santo”.
Il locandiere stupito. “Prima di tutto l’autorità di Gesù era un’autorità umile: Gesù insegnava con umiltà”. Gesù, quindi “serviva la gente, spiegava le cose perché la gente capisse bene: era al servizio della gente. Aveva un atteggiamento di servitore, e questo dava autorità”. Gesù “mai si è fatto passare come un principe: sempre era il servitore di tutti e questo è quello che gli dava autorità”. Gesù inoltre era vicino alla gente, era in mezzo alla gente e la gente stessa, “non lo lasciava andare”. Il Signore non aveva allergia alla gente: toccare i lebbrosi, i malati non gli faceva ribrezzo. E questo “essere vicino alla gente, dà autorità” e stupisce chi lo incontra.
Senza replay. Due parole il Papa invita a fare proprie. Anzitutto ‘oggi’: questo oggi pieno di giorni ma che non si ripeterà; l’oggi, i giorni si ripetono finché il Signore dice “basta”. Ma “l’oggi non si ripete: la vita è questa”. La seconda parola è ‘cuore’. E noi dobbiamo avere sempre un “cuore aperto al Signore, non chiuso, non duro, non indurito, non senza fede, non perverso, non sedotto dai peccati”. “Andiamo a casa con queste due parole soltanto”, domandandoci: “Com’è il mio oggi?”. Senza mai dimenticare che “il tramonto può essere oggi stesso, questo giorno o tanti giorni dopo”. Chiediamo al Signore la grazia di cui ognuno di noi ha bisogno.
Anime sedute. In realtà “il problema più grande non erano quelli che seguivano Gesù, ma quelli che restavano fermi”, gli uomini “fermi, che erano all’orlo del cammino, guardavano, seduti”. Marco, nel Vangelo, scrive proprio che “erano seduti là alcuni scribi”, i quali “non seguivano” Gesù ma “guardavano dal balcone”; non andavano camminando nella propria vita, “balconavano” la vita; non rischiavano mai, giudicavano soltanto; erano i puri e non s’immischiavano”. “Quante volte — ha riconosciuto il Papa — anche a noi, quando vediamo la pietà della gente semplice, viene in testa quel clericalismo che fa tanto male alla Chiesa e giudichiamo la gente semplice”.
Divieto di parcheggio. Il Papa esprime un concetto con un’immagine concreta presa dalla vita quotidiana: “vivere nel frigo, così, perché tutto rimanga così”. Il riferimento è ai “cristiani pigri, i cristiani che non hanno la voglia di andare avanti, i cristiani che non lottano per fare le cose che cambiano, le cose nuove, le cose che farebbero bene a tutti, se queste cose cambiassero”. Sono “i cristiani parcheggiati”, quelli che “hanno trovato nella Chiesa un bel parcheggio. E quando dico cristiani dico laici, preti, vescovi… tutti”. “Questi cristiani fermi” ricordano al Papa un’espressione di quando era bambino: “l’acqua ferma, quella che non scorre, è la prima a corrompersi”. Dobbiamo essere coraggiosi e avere “un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza”, che ci rende cristiani coraggiosi e non pigri.
A cura di Alessandro Maffiolini