Non rimandare la conversione – Il Papa, partendo dal Vangelo del 23 febbraio, incentra la sua riflessione sullo scandalo di chi si professa cristiano e poi mostra il suo vero volto con una vita non cristiana, pur fingendo di essere un buon cattolico. Esiste una contrapposizione tra quanti seguono la legge del Signore e quanti sono arroganti e malvagi. Gesù la riprende e fa percepire come questi giusti si sentano piccoli e la loro fiducia sia nel Signore; addirittura Gesù dice: “Guai a scandalizzare uno di questi piccoli. Guai!”. A questo punto il Pontefice si chiede cosa possa essere lo scandalo. La risposta tocca la vita concreta di ogni persona. Il Papa fa un esempio: “Io sono molto cattolico, vado sempre a Messa, appartengo a questa associazione e a un’altra; ma la mia vita non è cristiana, non pago il giusto ai miei dipendenti, sfrutto la gente, sono sporco negli affari, faccio riciclaggio del denaro”. Purtroppo tanti cattolici sono così, conducono una vita doppia che scandalizza e distrugge. Il Papa approfondisce ulteriormente questo concetto immaginando il momento in cui chi dà scandalo busserà alla porta del Cielo: “Sono io, Signore! Ma sì, non ti ricordi? Io andavo in chiesa, ti ero vicino, appartenevo a tale associazione, facevo questo… non ti ricordi di tutte le offerte che ho fatto?”. Il Signore risponderà che si ricorda di questa persona: “Le offerte, quelle le ricordo: tutte sporche. Tutte rubate ai poveri. Non ti conosco”. Il problema, spiega il Papa, nasce da un atteggiamento che si ritrova ben descritto nella Parola di Dio: è quello di chi confida solo in se stesso, nelle ricchezze, nella passione. È la vita doppia di quanti “seguono le passioni del cuore, i peccati capitali che sono le ferite del peccato originale”. È la persona che dà scandalo e che conta sul fatto che Dio è paziente e si dimenticherà. L’invito del Papa è di non rimandare la conversione e di pensare già da oggi “se c’è qualcosa di doppia vita in noi, che ci fa apparire giusti, buoni credenti, buoni cattolici, ma da sotto ci fa fare un’altra cosa”. È un esame di coscienza che deve portare alla conversione del cuore, a partire dalla consapevolezza che lo scandalo distrugge.
Giustizia con misericordia. L‘omelia di Francesco parte dal presupposto che possono esserci tre gruppi che seguono Gesù. Una folla per imparare e per farsi guarire; una parte per metterlo alla prova; infine i discepoli che erano attaccati a Colui che li aveva chiamati per essergli vicino. Marco racconta che al Signore si avvicinano i dottori della Legge per chiedere se fosse lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Gesù non entra nella logica del “si può o non si può”, ma arriva alla verità. Gesù dice sempre la verità. “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”. Il cammino che Gesù compie verso le persone è quello della verità e della misericordia: non negozia mai la verità, la dice chiaramente e inserisce la misericordia perché “Lui è l’incarnazione della misericordia del Padre e non può negare se stesso”. Inoltre Gesù è la verità del Padre. Il Papa prosegue ricordando come la strada che Gesù ci insegna non sia facile, specialmente quando nella vita giungono le tentazioni. “Quando la tentazione ti tocca, questo cammino di uscire dalla casistica alla verità e alla misericordia non è facile: ci vuole la Grazia di Dio perché ci aiuti ad andare così avanti. E dobbiamo chiederla sempre”. La preghiera da fare al Signore è per essere “giusto nella misericordia, come sei Tu, giusto nella misericordia”.
Infine uno potrebbe domandare che cosa sia più importante in Dio: giustizia o misericordia? Ma questo afferma il Pontefice “è un pensiero malato: cosa è più importante?”. La risposta è che in realtà “non sono due: è uno solo, una sola cosa. In Dio, giustizia è misericordia e misericordia è giustizia”. Occorre pregare con intensità il Signore affinché ci aiuti a capire questa strada, che non è facile, ma che renderà felici noi, e permetterà a tanta gente di esserlo.
A cura di Alessandro Maffiolini